Quando pensiamo a Cristoforo Colombo, l’immaginario collettivo lo lega spesso alla scoperta dell’America nel 1492. Ma pochi sanno che, anni dopo quel celebre viaggio, Colombo si trovò in una situazione disperata… e fu salvato non da una nave, né da un re, ma… da un’eclissi lunare!

Un viaggio meno glorioso
Dopo il primo viaggio del 1492, Colombo ne intraprese altri tre, il quarto dei quali – nel 1503 – lo condusse alla costa dell’odierno Honduras, per poi spingersi verso sud, lungo la costa centroamericana. A bordo di quattro caravelle, Colombo cercava il passaggio verso le ricchezze dell’Asia, ma trovò solo tempeste, malattie e ammutinamenti. Le sue navi, logorate e danneggiate, finirono incagliate lungo le coste della Giamaica.
Bloccato sull’isola, con l’equipaggio affamato e sempre più ostile, Colombo dipendeva totalmente dall’aiuto degli indigeni locali, che inizialmente accolsero i naufraghi con generosità, fornendo cibo e risorse. Ma col passare dei mesi, i rapporti si deteriorarono. I nativi si sentirono sfruttati, e smisero di aiutare gli spagnoli.
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L’idea geniale di Colombo
Colombo, benché affaticato e malato, aveva con sé un’arma segreta: un almanacco astronomico redatto dal famoso matematico e astronomo tedesco Johannes Müller, detto Regiomontano. Questo libro conteneva calcoli e previsioni astronomiche, tra cui una eclissi lunare totale prevista per la sera del 29 febbraio 1504.
Fu allora che Colombo ideò un piano audace. Convocò i capi indigeni e disse loro che il dio cristiano, offeso per il loro rifiuto di aiutare gli europei, avrebbe mostrato la sua collera facendo scomparire la Luna dal cielo.
Come promesso, la notte dell’eclissi, il 29 febbraio, la Luna cominciò a oscurarsi, tingendosi lentamente di rosso cupo. I nativi, terrorizzati, corsero da Colombo, implorando il suo perdono e promettendo di riprendere a fornire cibo e assistenza.
Colombo, conoscendo l’orario preciso dell’eclissi grazie all’almanacco, attese il momento giusto per dichiarare che il suo Dio aveva accettato le scuse. Poco dopo, la Luna iniziò a riapparire, completando lo spettacolo celeste e sancendo il ritorno della benevolenza divina – e del cibo per Colombo e i suoi uomini.
Scienza e superstizione: un’alleanza strategica
Quello che oggi ci appare come un abile uso dell’astronomia era, all’epoca, un perfetto mix di scienza e superstizione. Colombo sfruttò la sua conoscenza astronomica in un contesto in cui l’interpretazione religiosa e mitica dei fenomeni naturali era ancora dominante.
L’episodio dimostra come, in certi momenti storici, la conoscenza scientifica potesse diventare uno strumento di potere. Per gli indigeni della Giamaica, che non avevano strumenti per prevedere eventi astronomici, l’eclissi era un evento misterioso e spaventoso, mentre per Colombo era una risorsa da impiegare in modo strategico.
Un dettaglio poco noto della storia
Questa storia affascinante è spesso trascurata nei racconti tradizionali delle imprese di Colombo, ma rappresenta un esempio eccezionale di come l’intelligenza e la cultura scientifica – anche in un’epoca di esplorazioni e conflitti – potessero letteralmente cambiare il corso degli eventi.
E chissà quanti altri eventi della storia sono stati decisi non solo da battaglie e trattati, ma anche da fenomeni astronomici… e dalla capacità di qualcuno di leggere il cielo meglio degli altri.
Curiosa per natura e appassionata di tutto ciò che è nuovo, Angela Gemito naviga tra le ultime notizie, le tendenze tecnologiche e le curiosità più affascinanti per offrirtele su questo sito. Preparati a scoprire il mondo con occhi nuovi, un articolo alla volta!