La narrazione popolare ci ha insegnato che Cristoforo Colombo fu il primo a “scoprire” le Americhe nel 1492. Tuttavia, questa storia è incompleta. Moltissime nazioni native americane vivevano già in Nord, Sud America e nelle isole caraibiche. Inoltre, le prove suggeriscono che Colombo non fu affatto il primo a stabilire contatti transoceanici. È un dato di fatto storico che Leif Erikson, l’esploratore islandese, abbia raggiunto il Nord America intorno all’anno 1000, circa cinque secoli prima. Ma andando ancora più indietro, il quadro si complica, rivelando prove concrete di contatti precolombiani con civiltà dell’Antico Mondo, sfidando la cronologia tradizionale dell’esplorazione umana. Queste scoperte archeologiche, spesso sorprendenti, pongono seri interrogativi sulla storia che conosciamo.

Monete e Manufatti Perduti: Tracce di Greci e Romani Oltreoceano
Il ritrovamento di reperti europei in siti americani, databili a epoche ben anteriori al Rinascimento, costituisce una delle prove più intriganti di viaggi transatlantici antichi.
I Greci e i Romani sembrano aver lasciato il loro segno:
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- Il giorno in cui il sole si fermò: la curiosa storia dell’eclissi che salvò Cristoforo Colombo
- Ritrovata viva dopo 63 anni: il caso Audrey Backeberg sconvolge l’America
- Monete romane sono state rinvenute in località come il Venezuela e il Maine, suggerendo una possibile rotta commerciale o naufragi. Un caso notevole è quello di una moneta romana trovata in Texas, all’interno di un tumulo indiano a Round Rock, datato approssimativamente all’800 d.C.
- Ancor più antiche sono le scoperte di monete greche: nel 1957, una moneta di Siracusa, in Sicilia, risalente al 490 a.C., fu scoperta in Alabama. Tali ritrovamenti in siti americani sono noti come out-of-place artifacts e richiedono un’attenta valutazione per escludere contaminazioni moderne o introduzioni tardive, ma la loro frequenza e contestualizzazione sollevano forti sospetti.
- Altri reperti come la ceramica romana rinvenuta in Messico, stilisticamente datata al II secolo d.C., si aggiungono al corpus di materiali che indicano una presenza o uno scambio molto precoce.
- Forse il più famoso out-of-place artifact ellenistico è la piccola testa scolpita con tratti romano-ellenistici scoperta in una sepoltura intatta a Calixtlahuaca, Messico, nel 1933. L’antropologo Robert Heine-Geldern la datò intorno al 200 d.C., un’affermazione che, se confermata da un’ampia comunità scientifica, rivoluzionerebbe la storia dei viaggi transoceanici.
Questi artefatti archeologici suggeriscono un’interazione che la storia tradizionale non ammette. Sebbene gli scettici indichino la possibilità che alcuni reperti siano arrivati in tempi più recenti o attraverso rotte alternative, la coerenza e l’antichità di alcuni di questi ritrovamenti sostengono la teoria dei contatti precolombiani significativi.
Iscrizioni e Strutture: La Voce degli Antichi Esploratori
Le iscrizioni rupestri e le strutture in pietra in America offrono una testimonianza ancora più diretta, potenzialmente, di visitatori provenienti dal Mediterraneo e dal Nord Europa.
- L’iscrizione fenicia in Brasile: Una delle scoperte più sensazionali è un’iscrizione, sebbene controversa e spesso liquidata come un falso, trovata vicino a Parahyba, Brasile. La traduzione parziale racconta di “figli di Canaan, di Sidone” che, dopo essere stati deviati da una tempesta, giunsero su una “costa lontana” nel diciannovesimo anno del re Hiram, posizionando il viaggio potenzialmente nel IX secolo a.C.
- Scrittura Celtica e Norrena: Il Nord America è ricco di presunte tracce di culture nordeuropee.
- La Pietra Runica di Kensington, rinvenuta in Minnesota nel 1898, descrive una spedizione norrena del XIII secolo. Sebbene la sua autenticità sia dibattuta da decenni, continua a essere un punto focale per la teoria dell’esplorazione vichinga nell’entroterra americano.
- I segni Consainne Ogam, un tipo di scrittura associato agli antichi Celti, sono stati identificati su formazioni rocciose in Colorado. Una presunta traduzione riporta: “Guida del percorso: a ovest si trova la città di frontiera con menhir come indicatori di confine”. Questi ritrovamenti suggeriscono un’impressionante portata dei viaggi celtici.
- Camere in Pietra del New England: Sparse nella campagna del New England ci sono camere in pietra la cui funzione e origine sono oggetto di accesi dibattiti. Molti archeologi le considerano semplici cantine per patate costruite dai contadini locali. Altri, tuttavia, notano la loro sofisticata architettura, come la struttura a mensola di una camera a Upton, Massachusetts, che ricorda lo stile delle camere irlandesi e iberiche. Alcuni ipotizzano che siano state costruite da europei intorno al 700 d.C.
Queste testimonianze non convenzionali mettono in discussione la nostra comprensione dei limiti tecnologici e geografici delle civiltà antiche. La capacità di navigare nell’Atlantico era forse più diffusa di quanto pensiamo, indicando che la storia dell’esplorazione è ancora lontana dall’essere completa.
Oltre i Reperti: Indizi Botanici e Strutturali
Esistono anche indizi di scambio che vanno oltre i manufatti facilmente trasportabili.
- L’Affresco di Pompei e la Botanica: Un indizio affascinante proviene dall’arte romana. Un botanico esperto ha identificato un ananas e una specifica specie di zucca, entrambe originarie delle Americhe, in un antico affresco a Pompei. Se l’identificazione fosse accurata, ciò implicherebbe che queste piante, o almeno una loro rappresentazione, erano arrivate in Italia prima dell’eruzione del Vesuvio nel 79 d.C.
- Il Relitto di Galveston e Stili Architettonici: Nel 1886, i resti di un relitto con una costruzione tipicamente romana furono scoperti nella baia di Galveston, Texas. Analogamente, il sarcofago in pietra rinvenuto nelle rovine Maya di Palenque rifletteva lo stile degli antichi Fenici.
Questi indizi, presi individualmente, potrebbero essere respinti come anomalie. Tuttavia, la loro accumulazione e la loro distribuzione geografica creano un mosaico che dipinge un quadro di un Atlantico più navigato nell’antichità di quanto la storiografia accademica sia pronta ad accettare. La sfida per i ricercatori è ora quella di verificare l’autenticità e il contesto di ciascun ritrovamento per scrivere una storia delle Americhe più inclusiva e accurata. Riscrivere la storia dell’esplorazione richiede il coraggio di esaminare le prove marginali con rigore scientifico.
Per approfondire la storia precolombiana e i dibattiti archeologici sui contatti transoceanici, si possono consultare i lavori di studiosi come Gavin Menzies o le analisi critiche su siti come Ancient Origins e articoli scientifici (disponibili, ad esempio, su JSTOR) che trattano specificamente i singoli reperti controversi. L’invito è ad esplorare le fonti e a porsi la domanda: chi era veramente qui per primo?
FAQ – Contatti Precolombiani Antichi
1. Quali sono i reperti più convincenti che suggeriscono contatti precolombiani antichi? I reperti più discussi includono le monete romane e greche rinvenute in vari stati americani (Texas, Maine, Alabama) e la testa scolpita ellenistico-romana di Calixtlahuaca in Messico. Sebbene molti archeologi mantengano un approccio cauto, la loro antichità e il contesto geografico sollevano forti dubbi sull’isolamento delle Americhe prima del 1492.
2. Le prove dei Vichinghi sono considerate più credibili rispetto a quelle di Romani o Celti? Sì, le prove della presenza vichinga (norrena) in Nord America, in particolare a L’Anse aux Meadows in Canada, sono universalmente accettate dalla comunità scientifica grazie a reperti archeologici datati al carbonio-14. Le prove di Greci, Romani o Celti (come le iscrizioni Ogam) restano invece in gran parte non validate dal mainstream accademico e sono oggetto di intenso dibattito.
3. Perché questi presunti contatti non hanno portato a colonie stabili o scambi duraturi? È probabile che questi viaggi fossero spedizioni di commercio o naufragi isolati, non mirate alla colonizzazione o allo scambio su larga scala. Le difficoltà logistiche della navigazione transatlantica nell’antichità, inclusi venti, correnti e la mancanza di punti di riferimento, avrebbero reso estremamente difficile stabilire una rotta regolare e mantenere un flusso di scambi duraturo.
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