Come percepiamo il nostro aspetto, ce lo spiega la scienza

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Secondo gli scienziati la percezione dell’immagine di se stessi dipende in gran parte da come una persona si relaziona a se stessa e da come percepisce la sua personalità.

Il modo in cui le persone percepiscono se stesse è un argomento che è stato discusso a lungo in psicologia ed è di grande interesse per gli specialisti.

Questa domanda è diventata particolarmente rilevante oggi, nell’era dei selfie e dei social network.

Gli psicologi delle Università di Bangor e di Londra (Regno Unito) hanno sviluppato un metodo per visualizzare gli autoritratti mentali che conserviamo nella nostra mente.

Hanno analizzato come queste immagini interiori possono differire da ciò che vedono gli altri e hanno dimostrato come sono influenzate dalle nostre convinzioni su noi stessi, così come dall’autostima.

Come percepiamo il nostro aspetto ce lo spiega la scienza

Gli scienziati hanno presentato le loro scoperte sulla rivista Psychological Science. Lo studio ha coinvolto 116 adulti.

Per ogni soggetto sono state ricostruite immagini mentali dei propri volti mediante simulazioni al computer. Per creare un “selfie mentale”, al volontario è stato chiesto di scegliere tra due volti casuali quello che gli somigliava di più.

Questo processo è stato ripetuto diverse centinaia di volte, fino a quando gli psicologi alla fine hanno fatto la media di tutte le immagini che i partecipanti sentivano più simili a loro.

Allo stesso tempo, gli scienziati hanno scoperto che le idee mentali delle persone sul loro aspetto non corrispondevano necessariamente alla realtà, ma piuttosto dipendevano dal tipo di persone che vedono se stesse.

Abbiamo chiesto ai partecipanti di creare il proprio autoritratto mentale”, oltre a rispondere a questionari di personalità e autostima al fine di identificare che tipo di personalità si considerano.

Si è riscontrato che le percezioni di se stessi dei soggetti influenzavano fortemente il modo in cui presentavano il loro aspetto.

Ad esempio, se una persona si considerava un estroverso, pensava che la sua espressione facciale sembrava alle persone più sicura di sé e più favorevole alla comunicazione di quanto non fosse in realtà.

Nella seconda fase dello studio, gli psicologi hanno utilizzato lo stesso approccio per valutare quanto realistici fossero i partecipanti riguardo alla loro immagine corporea.

E hanno scoperto che anche queste immagini spesso non corrispondevano alla realtà e dipendevano fortemente dall’atteggiamento delle persone nei confronti di se stesse.

I partecipanti che percepivano il proprio aspetto in modo negativo, di regola, si immaginavano più corpulenti di quanto non fossero in realtà.

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