Gli animali domestici per eccellenza potrebbero contribuire a diffondere la variante britannica del coronavirus, secondo un nuovo studio.

Secondo i risultati di un’indagine di una clinica veterinaria inglese, a Londra tra dicembre e febbraio si è verificato un improvviso aumento dei casi di miocardite in cani e gatti, che corrisponderebbe alla comparsa della variante britannica.
La frequenza di questa malattia, che è caratterizzata dall’infiammazione del muscolo cardiaco, è aumentata negli animali domestici dall’1,4% al 12,8%. Non avevano più appetito, meno energia, erano imbarazzati a respirare e avevano il battito cardiaco che accelerava. Tre campioni prelevati da campioni di sangue di animali malati sono risultati positivi per la variante britannica.
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“Lo sviluppo di segni clinici insoliti in questi animali, in questo caso il verificarsi di gravi anomalie cardiache secondarie a miocardite con deterioramento delle condizioni generali ma in assenza di segni respiratori primari” rappresenta un “risultato notevole e inaspettato“, scrivono i ricercatori.
“Data la maggiore infettività e trasmissibilità della variante B.1.1.7 all’uomo, la scoperta di cani e gatti infetti evidenzia più che mai il rischio che gli animali domestici possano potenzialmente svolgere un ruolo significativo. Nelle dinamiche del Sars-CoV-2 epidemia, più importante di quanto si pensasse”, hanno spiegato i ricercatori britannici e francesi sul quotidiano Le Monde.
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