Depressione, una patologia sempre più diffusa e invalidante

VEB

E’ considerato il male oscuro, perché i sintomi che lo caratterizzano solo molteplici e non facilmente identificabili certo, ma anche perché chi è depresso è come se precipitasse in un buco nero, da cui diviene sempre più difficile uscire, almeno da soli e prima di compiere gesti inconsulti.

In Italia sempre più persone si ammalano di depressione, eppure solo un ammalato su tre si rende conto di averla e quindi si rivolge ad uno specialista per essere supportato e curato adeguatamente.

La depressione è una malattia da non sottovalutare: secondo i dati dell’European College of Neuropsychopharmacology (ECNP), nel 2020 sarà la maggior causa di disabilità dopo le malattie cardiovascolari. 30 milioni di europei ne soffrono, in Italia circa il 12,5%, circa 7.5 milioni di persone.  Senza contare che ha costi sociali altissimi: infatti fa perdere una cifra pari a 4 miliardi di euro l’anno come ore di lavoro saltate. La depressione può diventare persino invalidante, se toglie la capacità di svolgere le normali azioni quotidiane.

Secondo la ricerca IDEA (Impact of Depression in the Workplace in Europe Audit), che ha coinvolto oltre 7000 lavoratori europei di età compresa fra i 16 e i 64 anni, il 20% degli intervistati ha ricevuto una diagnosi di depressione, ottenendo mediamente 36 giornate di congedo dal lavoro.

L’allerta dei medici e degli psichiatri riguarda quindi la consapevolezza di quello che è ormai diventato un problema di salute pubblica: permane infatti nella popolazione scarsa conoscenza della patologia e dei suoi disturbi, con la conseguente incapacità di riconoscerne i sintomi fisici, cognitivi e comportamentali.

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