I soldi non fanno la felicità, tante volte abbiamo sentito questo ritornello, ma sarà vero? Gli scienziati degli Stati Uniti hanno finalmente confutato queste citazioni. Inoltre, sono riusciti a capire quanti soldi sono necessari affinché una persona si senta felice.
Uno studio molto interessante è stato condotto in America. Gli scienziati hanno cercato di capire in che modo la quantità di denaro influisce sul livello di felicità. Sfortunatamente, a nessuno è stato dato denaro durante il lavoro di ricerca. Il lavoro consisteva nell’intervistare le persone.
I risultati sono che redditi più alti contribuiscono a livelli più alti di felicità. Tuttavia, dopo aver raggiunto un importo specifico, il denaro smette di piacere a una persona. Questa cifra è diversa in ogni paese.
- Sesso e felicità: l’effetto afterglow dura 48 ore secondo la scienza
- Primo appuntamento: Attenzione se l’altro non parla di stipendio
- Amici al verde e spese: 8 consigli per salvare soldi e amicizia
Per calcolare proprio questo importo, è stata condotta un’indagine tra 1,7 milioni di persone. Inoltre, sono stati studiati i dati sul reddito della popolazione in 164 paesi del mondo. Si è scoperto che miliardi non sono necessari. Per la felicità emotiva bastano 75 mila dollari ad esempio negli Stati Uniti. E per sentirti una persona assolutamente felice, hai bisogno di solo 95mila dollari all’anno per 1 persona.
La spiegazione di questa conclusione è abbastanza semplice. Ognuno di noi vuole prima di tutto coprire i bisogni primari: casa, cibo, riposo, salute. Assolutamente nessuno degli intervistati sognava uno yacht, un elicottero e diamanti da 50 carati.
L’espressione “Non ci sono mai abbastanza soldi” è così rilevante, perché è consuetudine condividere la felicità con altre persone.
Mi occupo di fornire agli utenti delle news sempre aggiornate, dal gossip al mondo tech, passando per la cronaca e le notizie di salute. I contenuti sono, in alcuni casi, scritti da più autori contemporaneamente vengono pubblicati su Veb.it a firma della redazione.
