Insulina e diabete, presto ci saranno le pillole

VEB

Le dosi di insulina giornaliere per la gestione del diabete di tipo 1 e di tipo 2 potrebbero diventare un ricordo del passato e le pillole di insulina potrebbero invece, un giorno, essere un’altra opzione per i pazienti diabetici. Nelle persone con diabete di tipo 1 , il pancreas non produce insulina, un ormone che aiuta il glucosio a entrare nelle cellule per dargli energia, ed è per questo che appunto i pazienti assumono l’insulina. Nelle persone con diabete di tipo 2 , l’organismo non produce o usa bene l’insulina e pertanto potrebbe essere necessaria la terapia insulinica.

Come ben sappiamo, dato la necessità per tutti noi di tenere sotto controllo i suoi valori, l’insulina è l’ormone prodotto dal pancreas indispensabile per la regolazione del metabolismo dei carboidrati, dei grassi e delle proteine.

Il diabete mellito può essere causato da un deficit assoluto di secrezione insulinica, o da una ridotta risposta all’azione dell’insulina a livello degli organi bersaglio (insulino-resistenza), o dalla combinazione dei due difetti.

Quando il pancreas non funziona a dovere, la terapia insulinica è il principale trattamento. Finora l’insulina, per riuscire ad essere efficace, deve essere iniettata: per garantire un assorbimento costante del farmaco l’iniezione deve essere fatta per via sottocutanea.

Una o più punture giornaliere sono però un approccio a dir poco invasivo, ma una vera e propria rivoluzione sarebbe alle porte: i ricercatori della Harvard John A. Paulson School of Engineering e Applied Sciences hanno infatti sviluppato un metodo di somministrazione orale che potrebbe trasformare radicalmente il modo in cui i diabetici mantengono sotto controllo i livelli di zucchero nel sangue. La ricerca è stata spiegata nel dettaglio sui ‘Proceedings of the National Academy of Sciences‘.

Il team di esperti ha messo a punto un prototipo di insulina orale, in grado, anche se assunta per bocca, di raggiungere il sangue e potenzialmente di sostituire la terapia iniettiva.

Sono anni che si pensava a una soluzione del genere, ma finora ogni tentativo si era rivelato un fallimento perché l’insulina assunta per bocca viene scarsamente assorbita dall’intestino.

Ma  nella nuova formulazione l’insulina viene “trasportata” in un liquido ionico costituito da colina e acido geranico, a loro volta inseriti in una capsula con rivestimento enterico resistente agli acidi. Incapsulando in questo modo l’insulina, i ricercatori sono riusciti a superare il primo ostacolo, in quanto la proteina resiste all’attacco degli acidi gastrici nell’intestino.

Una volta raggiunto l’intestino tenue, la capsula si dissolve e rilascia il liquido che trasporta l’insulina: tale formulazione rimane stabile e riesce a superare gli ultimi ostacoli, penetrando gli strati più interni dell’intestino tenue, che l’insulina da sola non sarebbe stata in grado di oltrepassare, date le sue grandi dimensioni.

Le pillole di insulina sviluppate promettono di migliorare la qualità della vita di oltre 40 milioni di persone con diabete di tipo 1 in tutto il mondo, ma potrebbero anche mitigare molti degli effetti collaterali potenzialmente letali della malattia, che derivano dal fatto che spesso i pazienti non riescono a farsi le iniezioni necessarie.

“Molte persone non riescono ad aderire correttamente alla terapia a causa del dolore, della fobia degli aghi e dell’interferenza del trattamento con le normali attività“, spiega Samir Mitragotri, autore senior, docente di bioingegneria. “Ma le conseguenze dello scarso controllo glicemico possono portare a seri problemi di salute”.

La formulazione è inoltre biocompatibile, facile da produrre e può essere conservata fino a due mesi a temperatura ambiente senza degradazione, un tempo più lungo rispetto a molti altri prodotti iniettabili attualmente sul mercato.

Ad ora, però, la sperimentazione è stata condotta solo sugli animali ma se i risultati continueranno ad essere positivi come quelli raggiunti finora, potrebbe non volerci troppo prima che questa soluzione venga testata anche sull’uomo.

“Le implicazioni di questo lavoro per la medicina potrebbero essere profonde – ha concluso il professor Mark Prausnitz del Georgia Institute of Technology, non coinvolto nello studio – se il risultato sarà quello di pillole che in maniera sicura ed efficace somministrano l’insulina e altri farmaci a base di proteine nell’essere umano”.

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