Donatore sangue in pensione dopo aver salvato oltre 2 mln di bambini

VEB

Donare il sangue è un atto di generosità che può fare la differenza per qualcuno in difficoltà. In Italia sono 1.490.000 le persone che scelgono di donare, circa il 2,5% della popolazione totale. Una percentuale però ben al di sotto della media europea, che si assesta intorno al 4%.

Donare il sangue è un’attività volontaria, anonima e non retribuita. Il donatore non sa a chi andrà il suo dono, il ricevente non saprà grazie a chi ha ricevuto la trasfusione ed è severamente vietata ogni compravendita su compenso economico.

La comunità dei donatori italiani fa sì che già da alcuni anni il nostro paese possa sopperire alle proprie esigenze ematiche, tuttavia ogni estate, complici le vacanze, assistiamo ad un calo fisiologico che è importante contrastare.

Il sangue, come molte altre componenti organiche, ha una “data di scadenza”, si conserva infatti per circa 40 giorni dal momento del prelievo e ancor meno, se il ricevente è un bambino oppure un anziano. Di conseguenza, è importante ampliare costantemente il numero di donatori e, soprattutto, pianificare delle donazioni con cadenza regolare per mantenere stabile la quantità di sangue a disposizione.

Un sangue sempre più controllato e sicuro frutto dell’evoluzione delle tecniche diagnostiche. A differenza del passato, dove la ricerca degli anticorpi era la via maestra per stabilire la presenza di infezioni virali nel materiale biologico, oggi è possibile rilevare con tecniche di biologia molecolare la presenza del virus.

Ma se la ricerca ha fatto passi da gigante nel garantire materiale biologico sempre più sicuro, lo stesso non si può dire per quanto riguarda la possibilità di produrre sangue in maniera artificiale. Nell’attesa di raggiungere questo ambizioso obiettivo -che risolverebbe gran parte dei problemi di approvvigionamento- è vietato abbassare la guardia.

Un esempio da seguire ed imitare certamente è quello di James Harrison, definito “The Man With the Golden Arm”, l’uomo dal braccio d’oro: l’uomo ha infatti donato sangue per 60 anni e secondo l’Australian Red Cross Blood Service, ha aiutato a salvare la vita di oltre 2,4 milioni di bambini australiani.

La notizia sta facendo il giro del mondo perché proprio in questi giorni l’uomo, 81 anni appena compiuti, è dovuto forzatamente “andare in pensione” come donatore, per sopraggiunti motivi d’età.

Il suo sangue per di più è più speciale di quello di tutti gli altri: ha infatti anticorpi unici che sono stati usati per sviluppare un’iniezione chiamata Anti-D, un farmaco salva-vita, che aiuta a combattere una condizione in cui il sangue di una donna incinta del gruppo sanguigno Rh- inizia ad attaccare le cellule del suo bambino di gruppo Rh+. Nei casi peggiori, ciò può provocare danni cerebrali o la morte dei piccoli.

La donazione è iniziata, come racconta la Cnn, quando Harrison ha subito un intervento chirurgico al torace all’età di soli 14 anni. Le donazioni di sangue gli hanno salvato la vita, quindi si è impegnato a mettere in atto anche lui questo gesto.

Alcuni anni dopo, i medici hanno scoperto che il suo sangue conteneva un anticorpo che poteva essere usato per creare iniezioni Anti-D, così è passato a fare donazioni di plasma sanguigno per aiutare quante più persone possibili.

I sanitari non sono proprio sicuri del perché Harrison abbia questo tipo di sangue raro, ma pensano che potrebbe essere dovuto alle trasfusioni che ha ricevuto. Ad avere questa caratteristica sono non più di 50 persone in Australia.

“Ogni sacca di sangue è preziosa, ma il sangue di James è particolarmente straordinario – ha evidenziato Jemma Falkenmire della Croce Rossa australiana, – il suo sangue è effettivamente utilizzato per fare un farmaco salva-vita”.

Sono oltre due milioni le donne che Harrison, insignito della Medaglia dell’Ordine dell’Australia, uno degli onori più prestigiosi del Paese, ha potuto aiutare. Tra loro c’è anche sua figlia, prima ancora che nascesse, nonno Harrison ha regalato a suo nipote la salute.

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