Secondo Elon Musk, fondatore di SpaceX e Tesla, l’umanità si trova in una fase critica della sua permanenza sulla Terra. In recenti dichiarazioni, Musk ha affermato che il nostro pianeta sta entrando nel tratto finale della sua abitabilità, con solo il 10% della “shelf life” terrestre ancora disponibile. La causa? L’evoluzione del Sole, che nel lungo periodo renderà la Terra troppo calda per sostenere la vita.
Una previsione supportata da studi astronomici, come quelli pubblicati su The Astrophysical Journal, secondo cui la luminosità solare è destinata ad aumentare costantemente. Questo cambiamento, pur avvenendo nell’arco di centinaia di milioni di anni, segnerà un progressivo peggioramento delle condizioni ambientali sul nostro pianeta.
“Dobbiamo diventare una specie multiplanetaria prima che sia troppo tardi”, ha dichiarato Musk in occasione di una conferenza stampa di SpaceX riportata da The Guardian e Nature.
Marte: la seconda chance per l’umanità?
Per evitare una catastrofe annunciata, Musk propone un progetto visionario: colonizzare Marte e renderlo il piano B della civiltà umana. Non una semplice esplorazione, ma la creazione di una società autosufficiente, capace di sopravvivere indipendentemente dalla Terra.
Nonostante le condizioni estreme del pianeta rosso — temperature medie di -63 °C, atmosfera sottile e radiazioni letali — Musk ritiene che l’evoluzione tecnologica permetterà di superare questi ostacoli. Al centro della sua strategia c’è Starship, il veicolo spaziale riutilizzabile di nuova generazione, progettato per trasportare fino a 100 passeggeri a tratta.
SpaceX ha già effettuato otto test di lancio di Starship e punta a rendere il sistema completamente operativo entro pochi anni, secondo quanto riportato da NASA Spaceflight e Space.com.
Migliaia di navi per un futuro interplanetario
L’ambizione di Musk è chiara: costruire una flotta di migliaia di astronavi in grado di viaggiare regolarmente verso Marte. Ogni missione trasporterà non solo esseri umani, ma anche materiali, sistemi per la produzione di ossigeno e habitat protetti dalle radiazioni.
Tuttavia, non mancano dubbi etici e scientifici. Come sarà governata questa nuova società? Chi avrà il diritto di partire? E soprattutto: ha senso investire miliardi di dollari per fuggire da un pianeta in crisi, invece di salvarlo?
Molti scienziati, tra cui i ricercatori dell’ESA (Agenzia Spaziale Europea) e della NASA, pur riconoscendo la validità a lungo termine della colonizzazione spaziale, sottolineano che le sfide tecniche sono immense. Le radiazioni cosmiche su Marte, ad esempio, potrebbero compromettere la salute umana in pochi anni. Inoltre, le soluzioni per produrre cibo e acqua su larga scala sono ancora ipotetiche.
Visione o fuga dalla realtà?
Secondo alcuni critici, come quelli dell’MIT Technology Review, le risorse spese per i progetti marziani potrebbero essere impiegate per risolvere crisi più urgenti: cambiamento climatico, disuguaglianza, esaurimento delle risorse. Ma per Musk, il vero rischio è l’inerzia: aspettare che l’emergenza climatica o l’instabilità globale rendano impossibile una reazione.
Quel che è certo è che le sue parole hanno riacceso il dibattito globale sul futuro della specie umana. La domanda non è più “se” l’uomo potrà vivere su un altro pianeta, ma “quando” e “come” lo farà.
“Se non costruiamo un piano di riserva, stiamo solo giocando con la fortuna”, conclude Musk.
Con SpaceX, NASA, ESA e persino aziende private come Blue Origin già al lavoro su missioni lunari e marziane, il conto alla rovescia è iniziato. L’umanità troverà una nuova casa tra le stelle o sarà vittima del proprio ritardo?
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