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Entro 10 anni i chatbot insegneranno il doppio più velocemente degli insegnanti

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Entro il prossimo decennio, l’intelligenza artificiale rivoluzionerà l’istruzione come la conosciamo oggi. Secondo Geoffrey Hinton, considerato uno dei pionieri dell’IA moderna e spesso definito il “padrino dell’intelligenza artificiale“, i chatbot educativi saranno in grado di insegnare ai bambini a una velocità superiore al doppio rispetto ai metodi tradizionali basati sull’insegnamento umano. Una previsione che solleva entusiasmo, ma anche non poche preoccupazioni.

Entro 10 anni i chatbot insegneranno il doppio più velocemente degli insegnanti

Tutor AI: più efficaci, meno noiosi?

Durante una recente dichiarazione riportata da The Guardian e BBC News, Hinton ha sottolineato che i tutor digitali basati su intelligenza artificiale saranno “molto più efficienti” degli insegnanti umani, specialmente grazie alla loro capacità di adattare dinamicamente i contenuti didattici in base al livello, al ritmo e alle preferenze di apprendimento di ogni singolo studente.

Inoltre, questi assistenti virtuali avrebbero il potenziale per risultare meno ripetitivi e più coinvolgenti, fattori che potrebbero migliorare la motivazione e la capacità di apprendimento dei bambini.

La sperimentazione è già iniziata nel Regno Unito

Il governo britannico ha già avviato progetti pilota nelle scuole pubbliche, investendo milioni di sterline in soluzioni educative basate sull’IA. Le tecnologie in fase di test comprendono strumenti capaci di interagire vocalmente con gli studenti, generare piani di lezione su misura, correggere compiti, elaborare valutazioni personalizzate e fornire feedback dettagliati, come confermato anche da recenti analisi dell’OECD e della World Bank.

Oltre l’aula: benefici e rischi dell’IA educativa

Gli entusiasti dell’innovazione sostengono che queste tecnologie possano alleviare il carico amministrativo degli insegnanti, permettendo loro di concentrarsi su aspetti più umani e relazionali dell’insegnamento. Inoltre, potrebbero contribuire a colmare il divario educativo in contesti rurali o svantaggiati.

Tuttavia, Hinton stesso – nonostante il suo ottimismo sulle potenzialità dell’IA – lancia un monito importante: la corsa allo sviluppo di sistemi intelligenti non regolamentati potrebbe portare alla creazione di entità che definiamo “esseri alieni”, capaci di superare la nostra comprensione e potenzialmente pericolosi per l’umanità. Una prospettiva inquietante che richiama le narrative di fantascienza, ma che secondo l’esperto potrebbe concretizzarsi già entro vent’anni.

Un’arma a doppio taglio?

Hinton non nega l’utilità dell’IA in altri settori cruciali come la sanità, dove può supportare la diagnosi precoce, la formazione dei medici e perfino assistere negli interventi chirurgici. Ma nel campo dell’educazione, il vero dilemma rimane: l’efficienza dell’IA giustifica la sua potenziale sostituzione dell’uomo? E come possiamo assicurare un controllo etico sul suo sviluppo?

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