Epatite C campagna per sensibilizzare su prevenzione e cura

VEB

L’epatite C è una malattia infettiva causata dal virus HCV (o virus dell’epatite C). Si trasmette mediante contatto diretto con sangue infetto, ad esempio tramite lo scambio di siringhe tra tossicodipendenti o, come succedeva in passato, attraverso le trasfusioni; raro, ma comunque possibile, il contagio sessuale.

Questo virus non va assolutamente sottovalutato perché può causare importanti malattie al fegato, tra cui cirrosi e cancro; nei casi più gravi, il trapianto dell’organo rappresenta l’unica soluzione per salvare la vita al paziente.

Eppure, secondo gli ultimi dato disponibili, circa il 50-60% delle persone infette dal virus dell’Epatite C Zero non sa di esserlo e lo scopre casualmente in corso di esami di routine o per complicanze legate alla malattia stessa, che è asintomatica.

Per creare consapevolezza dei rischi , promuovere la prevenzione e informare sulle opportunità terapeutiche, sottolineando l’importanza di assicurare a ogni paziente la terapia più appropriata, parte da Torino la campagna Epatite C Zero, promossa da MSD Italia, in collaborazione con EpaC onlus, l’associazione di riferimento, e con la supervisione scientifica di FIRE – Fondazione Italiana per la Ricerca in Epatologia.

Trattare tempestivamente la patologia in tutti i pazienti significa inoltre limitare le complicanze associate, riducendo l’impatto economico sul servizio sanitario regionale e nazionale.

La notizia positiva è che comunque l’Italia è in anticipo di otto anni sugli obiettivi dell’Oms per l’eradicazione dell’epatite C, e raggiungerà la diminuzione del 65% delle morti correlate all’infezione entro il 2022, secondo quanto afferma uno studio coordinato dall’Istituto Superiore di Sanità e pubblicato dalla rivista Liver International.

“Il nostro paese è un modello nella lotta al virus – spiega Walter Ricciardi, Presidente dell’Iss -. Possiamo dire con orgoglio che questo traguardo verrà raggiunto grazie a un approccio universalistico e solidale unico al mondo, considerando oltretutto il significativo numero dei casi. E siamo sulla buona strada per raggiungere l’eliminazione del virus entro il 2030”.

I ricercatori dell’Iss, capofila di PITER (Piattaforma Italiana per lo studio delle Terapie dell’Epatite Virale, coordinata da ISS, AISF e SIMIT), in collaborazione con l’AIFA e con il Center for Disease Analysis (CDA, Colorado, USA), hanno inoltre disegnato differenti scenari per valutare le strategie più efficaci per raggiungere l’obiettivo dell’eliminazione dell’HCV ed hanno concluso che, per eradicare totalmente il virus, è fondamentale mantenere alto il numero delle persone in terapia con uno screening mirato su particolari gruppi della popolazione generale con maggiore probabilità di avere un’alta prevalenza, scovando così il ‘sommerso’.

“I risultati ottenuti dalla Piattaforma PITER – afferma Mario Melazzini, Direttore Generale dell’Agenzia Italiana del Farmaco – supportano da un punto di vista scientifico la politica già messa in atto dall’AIFA nel 2017: trattare tutti i pazienti con infezione cronica da HCV (indipendentemente dal danno epatico) produrrà importanti guadagni, in termini di salute delle persone con questa infezione, ma anche in termini di riduzione dei costi diretti e indiretti attesi da parte del Servizio Sanitario Nazionale. Questo studio è di supporto nel realizzare l’ulteriore obiettivo che si è posto l’AIFA, quello di mantenere un più alto numero di trattamenti annuali anti-HCV, tra l’altro richiesto dal Piano Nazionale Epatiti, al fine di raggiungere l’eliminazione dell’HCV in Italia”.

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