La National Geographic produce mappe dal 1915 e su di esse sono tracciati solo quattro oceani: l’Atlantico, il Pacifico, l’Indiano e l’Artico. A partire da quest’anno, in particolare dall’8 giugno, Giornata Mondiale degli Oceani, i cartografi del National Geographic hanno riconosciuto il quinto, l’Oceano Antartico.
Nel corso degli anni, gli esperti hanno discusso se le acque intorno all’Antartide abbiano caratteristiche uniche per meritare il proprio nome o se siano solo una fredda estensione degli oceani vicini. Tate descrive queste discussioni come “una specie di noia geografica”.
Per i nomi nautici, National Geographic è guidato dall’Organizzazione idrografica internazionale (IHO). Nel 1937, l’IHO riconobbe l’Oceano Australe, ma nel 1953 annullò questa decisione su pressione della comunità scientifica, che non riuscì a raggiungere un consenso.
L’US Geographic Names Board utilizza il nome dal 1999 e la NOAA ha riconosciuto ufficialmente l’Oceano Australe come regione separata nel febbraio 2021. A sua volta, il National Geographic Committee on Cartographic Policy ha osservato come sia in aumento la frequenza d’uso del termine da parte di scienziati e stampa.
L’Oceano Australe comprende la maggior parte delle acque che circondano l’Antartide fino a 60 gradi di latitudine sud, ad eccezione del Passaggio di Drake e del Mare di Scozia. Mentre altri oceani sono definiti dai continenti che li racchiudono, l’Oceano Australe è definito dalla corrente circumpolare antartica. Originario di circa 34 milioni di anni fa, quando l’Antartide si separò dal Sud America, forniva un flusso d’acqua senza ostacoli in questa parte del nostro pianeta.
Gli scienziati stanno attualmente studiando come il cambiamento climatico sta influenzando l’Oceano Antartico e l’Antartide.
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