Abiti vintage: cosa sono e quali sono le differenze con la moda retrò e usata

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Viviamo in un’epoca in cui il gusto per il bello e l’eleganza sta rapidamente tornando alla ribalta, soprattutto per quanto concerne il pianeta della moda. Quest’ultimo per sua essenza è sempre oggetto di continue rivoluzioni e aggiornamenti, innescati da tendenze più o meno originali che si alternano e poi ritornano. Per quell’amore un po’ nostalgico che ci lega ai tempi passati, abbiamo imparato a riscoprire gli abiti vecchio stile, in grado di raccontare mood e atmosfere di una certa epoca riportandoli all’attualità in tutto il loro splendore. Stiamo parlando degli abiti vintage, ovvero quelli cosiddetti d’annata: capi d’abbigliamento che hanno segnato la storia dei costumi e del fashion in un determinato arco di tempo. Sono vestiti, scarpe e accessori iconici e rappresentativi di un anno o di un’epoca intera. Sempre più spesso si a caccia di abbigliamento vintage online: qui si trova praticamente di tutto.

Abiti vintage cosa sono e quali sono le differenze

L’importanza dello stato di conservazione e degli interventi di restauro

Diversamente da quanto accade con i vini, non è l’età in senso tecnico a rendere un abito vintage ma casomai la sua alta qualità e l’assoluta unicità. Certi vestiti possono essere qualificati come vintage anche se hanno alle spalle poco meno di un paio di decadi, perché magari sono diventati iconici in collezioni o situazioni particolari e rivoluzionarie. Ma in generale un capo eccessivamente recente non può mai essere indicato come vintage. Anche lo stato di conservazione dell’abito è importante e deve sempre essere impeccabile, inoltre non devono esserci state modifiche o accorgimenti sostanziali (ok al rifacimento non invasivo di orli ma non a personalizzazioni). E’ la stessa regola che vale anche per i mobili antichi e di pregio: si devono usare materiali e tecniche dell’epoca per effettuare interventi non invasivi. Ecco spiegati i prezzi spesso più alti di alcuni vestiti, scarpe o accessori: serve manodopera qualificata e specializzata – tintori, sarti, merciai ma anche commercianti di fodere e tessuti – per restituire la perfezione a certi capi.

Come distinguere abbigliamento vintage, retrò e di seconda mano

Bisogna fare attenzione a non confondere il termine vintage con altri due: retrò e usato (o ‘second hand’). Con il termine retrò si fa infatti riferimento a quegli abiti, accessori o scarpe che rendono omaggio allo stile di una certa epoca utilizzando però elementi e materiali di fattura più recente. Vi è insomma un rimando chiaro ed evidente a un periodo cult nella storia della moda. Un oggetto nuovo che quindi è in grado di ricordare certi fasti del passato dovrà essere definito in stile retrò e non certo vintage (per quest’ultimo devono essere passate alcune stagioni e comunque almeno una ventina d’anni). Per quanto riguarda invece l’usato, o ‘second hand’, è il modo per indicare semplicemente l’abbigliamento usato che riceve un’altra possibilità. Questa tendenza nasce in risposta a una produzione eccessiva di prodotti tessili. Per cui una pratica virtuosa in ottica green, a patto di non utilizzare la scusa del low cost per comprare ancora più vestiti.

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