Fatturazione elettronica, la novità che sta spaventando tantissimi esercenti

VEB

A partire dagli ultimi mesi dello scorso anno, da quando cioè si è compreso che non ci sarebbe stata alcuna proroga e dal 1 gennaio sarebbe scattato l’obbligo per tutti, si è cominciato a parlare di fatturazione elettronica e di quanti e quali problemi avrebbe comportato questa misura che comunque è già in vigore in tantissimi altri paesi d’Europa e del mondo.

Prima di parlare di fatturazione elettronica, è utile comunque capire in generale cosa sia una fattura e chi deve emetterla.

In linguaggio economico, una fattura altro non è che un documento fiscale obbligatorio che attesta la vendita di beni o la prestazione di servizi e regola il rapporto di credito-debito tra mandatario e committente.

La fattura deve essere emessa in due esemplari: l’originale, che va consegnato o spedito al cliente, e la copia che deve essere conservata dall’emittente per un periodo non inferiore a 10 anni.

Tutti i titolari di Partita Iva devono emettere fattura quando vendono un bene o prestano un servizio, anche se non mancano eccezioni, come ad esempio nel caso di commercianti al dettaglio, di agricoltori per beni di propria produzione, di prestazioni alberghiere, di somministrazione al pubblico di alimenti e bevande, di autotrasporti di persone e di transito sulle autostrade.

Una fattura deve necessariamente contenere la data di emissione, la descrizione della merce, prezzo unitario e prezzo totale, eventuali sconti praticati dal venditore, eventuali spese accessorie, base imponibile IVA, cioè l’importo su cui viene calcolata l’IVA, aliquota IVA, gli importi che sono stati anticipati dal venditore e di cui ora il venditore chiede al cliente di essere rimborsato, eventuali interessi, oltre naturalmente al totale della fattura.

Fino ad oggi la fattura è stata compilata sempre in modalità cartacea, ma dal 1 gennaio 2019 è scattato l’obbligo di fatturazione elettronica: un onere non da poco, in un paese in cui il rapporto con la tecnologia non è certo idilliaco e soprattutto la maggior parte degli esercenti non è attrezzato con le necessarie strumentazioni, esistono in ogni caso diverse tipologie di soluzioni per la gestione come nel caso di InfoCert per la gestione della fatturazione elettronica.

Come ha prontamente spiegato anche l’Agenzia delle Entrate, la fattura elettronica si differenzia da una fattura cartacea solamente per due aspetti: la fattura elettronica infatti va necessariamente redatta utilizzando un pc, un tablet o uno smartphone e deve essere trasmessa elettronicamente al cliente tramite il c.d. Sistema di Interscambio (SdI).

Il Sistema di Interscambio, nel momento dell’invio, verifica se la fattura contiene almeno i dati obbligatori ai fini fiscali e l’indirizzo telematico (c.d. “codice destinatario” ovvero indirizzo PEC) al quale il cliente desidera che venga recapitata la fattura, oltre a controllare che la partita Iva del fornitore (c.d. cedente/prestatore) e la partita Iva ovvero il Codice Fiscale del cliente (c.d. cessionario/committente) siano esistenti.

Obiettivamente la fatturazione elettronica ha i suoi indubbi vantaggi: è possibile infatti rendere più rapido il processo di contabilizzazione dei dati contenuti nelle fatture stesse attraverso l’utilizzo di file XML, riducendo gli errori che si possono generare dall’acquisizione manuale dei dati, senza contare il risparmio massivo di carta che va ad alleggerire enormemente l’impatto ambientale.

Ma, e questo è importante sottolinearlo, ha creato nel primo periodo problemi soprattutto a coloro che con la tecnologia non hanno mai avuto un buon rapporto.
Per poter fatturare elettronicamente occorre infatti un dispositivo elettronico, sia esso pc, tablet o smartphone, ma anche competenze informatiche che non tutti posseggono, come ad esempio la capacità di utilizzare un software che consenta la compilazione del file della fattura nel formato XML.

In quest’ambito l’Agenzia delle entrate è venuta incontro proponendo ben tre programmi per compilare le fatture: una procedura web, utilizzabile accedendo al portale “Fatture e Corrispettivi” del sito internet dell’Agenzia, un software scaricabile su PC e un’App per tablet e smartphone, denominata Fatturae, scaricabile dagli store Android o Apple.

In queste settimane le problematiche non sono mancate, come anche le aspre polemiche e le critiche al governo, per l’approvazione di un obbligo che il paese non sarebbe stato in grado di affrontare.

I primi dati, comunque, non sono stati affatto negativi: al 18 febbraio gli invii mensili delle fatture relative alle operazioni effettuate a gennaio hanno sfiorato i 228 milioni di file inviati da parte di oltre 2,3 milioni di operatori. La Lombardia è prima in classifica per numero di fatture trasmesse, con oltre 80 milioni di invii (81.180.119), seguita dal Lazio (51.235.686 invii), e dall’Emilia-Romagna (13.524.740). Al Sud la Campania fa registrare quasi 7 milioni di invii (6.947.742), la Sicilia raggiunge quota 4.696.895, mentre in Puglia sono 4.344.587 le fatture inviate al sistema.

Ricordiamo infine che, accanto a tutti coloro che sono obbligati, in buona sostanza gli operatori Iva e le operazioni sia Business to Business sia Business to Consumer, sono previsti anche degli esoneri.

Nel D.L. 119/2018 è stato approvato un emendamento che esclude dall’obbligo di emissione della fattura elettronica per tutti i soggetti passivi IVA obbligati all’invio dei dati al Sistema tessera sanitaria (TS). Sono poi escluse tutte le operazioni che, seppur rilevanti in Italia, sono poste in essere da soggetti non residenti o non stabiliti.

Rientrano anche i soggetti passivi che si avvalgano dei regimi agevolati: il c.d. “regime di vantaggio” di cui all’art. 27, commi 1 e 2 del D.L. luglio 2011, n. 98 e i contribuenti forfetari che si avvalgono del regime previsto dalla legge n. 190/2014 e successive modificazioni.

Infine tra i soggetti esonerati dalla fatturazione elettronica vi sono le associazioni che hanno optato per l’applicazione del regime forfetario di cui alla legge n. 398/1991.

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