FBI sblocca un altro iPhone, anche Google nel mirino per gli accessi

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Non è passata neanche una settimana dall’annuncio dello sblocco dell’iPhone da parte dell’FBI dei killer di San Bernardino, avvenuto senza l’aiuto di Apple, che il Bureau ha accettato di sbloccare l’iPhone e l’iPod di due imputati in un processo per duplice omicidio in Arkansas.

A farne richiesta è stato il Pubblico Ministero della contea di Faulkner, Cody Hiland. I due dispositivi sono un iPhone 6 e un iPod touch, appartenti al diciottenne Hunter Drexler e al suo complice, Justin Staton, 15 anni, entrambi accusati per l’omicidio di una coppia nel luglio scorso a Conway.

Stando alle informazioni fornite dagli inquirenti alla stampa, le loro indagini puntano soprattutto alle chat contenute sull’iPod touch e ad altre prove che i due device potrebbero nascondere. Secondo alcune intercettazioni telefoniche, i ragazzi imputati avrebbero usato l’iPod per pianificare il duplice omicidio.

Nel caso in cui le prove venissero reperite attraverso la tecnica di sblocco dell’iPhone del killer di San Bernardino, l’FBI potrebbe essere chiamata a testimoniare nel processo e quindi obbligata a rivelare il metodo utilizzato per accedere ai dati. E’ dunque molto probabile che, nel caso dell’Arkansas, l’FBI abbia in serbo degli strumenti differenti, sacrificabili in sede processuale.

Non è soltanto l’azienda Apple ad aver avuto dei diverbi con l’FBI: secondo il Wall Street Journal, anche Google sarebbe finita nel mirino degli agenti federali, i quali avrebbero domandato a BigG di sbloccare alcuni smartphone per consentire agli inquirenti accesso ai loro contenuti.

A Google sarebbero state presentate richieste in sette stati americani. L’American civil liberties union (Aclu), l’associazione per le libertà civili, ha stimato almeno 63 richieste, presentate complessivamente da magistrati federali ai due colossi di hi-tech. Le prime richieste per decrittare gli smartphone risalgono al 2008.

Un portavoce di Google ha spiegato che l’azienda “esamina con attenzione tutte le ingiunzioni e gli ordini che arrivano dai tribunale, nel rispetto della legge, ma non ha mai ricevuto un ordine nell’ambito dell’All writs act come quello recentemente contestato da Apple. Qualora la società lo ricevesse, si opporrebbe con forza a un ordine di questo tipo”.

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