Fuocoammare, il nuovo capolavoro di Gianfranco Rosi, è Orso d’Oro al festival di Berlino.
L’opera è stata girata a Lampedusa in circa diciotto mesi, e tratta della vita di alcuni abitanti dell’isola da una parte, e dei migranti verso l’Europa dall’altra.
Il film ha impressionato favorevolmente sin dall’inizio sia il pubblico che la critica.
Il regista ha portato con sé i produttori e distributori Donatella Palermo e Paolo Del Brocco.
Rosi si è talmente immedesimato nell’ambiente, in quello sperduto lembo di terra mediterranea, che ha voluto che il montatore, Jacopo Quadri, montasse il film in loco e non a Cinecittà.
Il regista dipinge in maniera delicata e malinconica gli abitanti dell’isola e di loro dice: “Gli isolani hanno spesso lo sguardo rivolto verso terra, non verso il mare, quell’elemento perfido che è fonte di vita, di nutrimento, ma anche di morte”.
Si tratta di un film denso, importante, vero, che coniuga la tristezza, la tipica malinconia delle popolazioni insulari mediterranee, con l’idea di una tragedia incombente e infinita, quella dei profughi, che stanno sempre all’orizzonte.
La giuria e il pubblico hanno capito che un film del genere mancava davvero.