Nel marzo 2025, una coppia che cercava di avere un figlio da 19 anni è riuscita a concepire grazie a una tecnologia pionieristica alimentata dall’intelligenza artificiale. È il primo caso al mondo di gravidanza ottenuta in presenza di azoospermia, una condizione di infertilità maschile in cui non si rilevano spermatozoi nei campioni seminali, senza l’uso di donatori.

La svolta arriva dal centro fertilità della Columbia University, dove un’équipe guidata dal Dott. Zev Williams ha sviluppato STAR (Sperm Track and Recovery): un sistema che sfrutta l’AI per rilevare e isolare in tempo reale gli spermatozoi rari all’interno di campioni apparentemente privi di cellule fertili.
Cos’è STAR e come funziona
Il cuore della tecnologia STAR è un algoritmo di visione artificiale addestrato a riconoscere spermatozoi anche in campioni dove la loro presenza è invisibile a occhio nudo e sfugge persino agli embriologi più esperti. Il sistema analizza milioni di microimmagini in pochi minuti, individuando cellule fertili attraverso un microchip microfluidico che separa in modo automatico e delicato le porzioni utili del campione.
L’idea alla base nasce da un parallelismo con l’astrofisica: così come si cercano nuovi pianeti o stelle tra miliardi di segnali nel cielo, STAR cerca cellule vitali in mezzo a un oceano di detriti cellulari. In un test decisivo, STAR ha rilevato 44 spermatozoi in un campione considerato sterile dopo due giorni di analisi manuale.
Il Dott. Williams sottolinea che il sistema non si limita a “vedere” gli spermatozoi, ma li recupera e conserva, mantenendoli intatti per l’utilizzo immediato nella fecondazione o per il congelamento.
Un successo senza precedenti
Il primo caso clinico riguarda Rosie e suo marito, una coppia di fede ortodossa che ha affrontato 15 cicli di fecondazione in vitro falliti. Con l’impiego di STAR, sono riusciti finalmente a ottenere embrioni vitali senza l’uso di sostanze chimiche o tecniche invasive. Gli spermatozoi raccolti sono stati utilizzati per fecondare gli ovuli di Rosie il giorno del prelievo, con risultati positivi già dopo poche ore.
“Non ci aspettavamo nulla, avevamo smesso di sperare. Ma questa tecnologia ha cambiato tutto,” racconta Rosie, oggi incinta di quattro mesi. Il ciclo non ha richiesto procedure aggiuntive rispetto ai precedenti, dimostrando che STAR può integrarsi facilmente nei protocolli clinici già esistenti.
Impatto futuro dell’AI nella fertilità
La condizione di azoospermia riguarda circa 10% dei casi di infertilità maschile e, finora, ha rappresentato un ostacolo spesso insormontabile senza l’uso di un donatore. STAR potrebbe ora aprire la strada a nuove soluzioni personalizzate, offrendo speranza a migliaia di coppie.
Ma l’orizzonte è ancora più ampio. Il team della Columbia University intende estendere l’uso dell’intelligenza artificiale anche ad altri aspetti della medicina riproduttiva, come la qualità degli ovociti, la selezione embrionale, o la diagnosi precoce di problematiche genetiche.
Come riporta anche il New York Times Health, l’integrazione tra intelligenza artificiale e medicina sta accelerando la nascita di strumenti clinici capaci di affrontare problemi ritenuti irrisolvibili fino a pochi anni fa.
Conclusioni
Il successo di STAR dimostra che la tecnologia può fare molto più che automatizzare processi: può rivelare ciò che l’occhio umano non vede, offrendo nuove possibilità di vita. In un campo delicato come quello della fertilità, l’unione tra scienza, etica e AI può trasformare storie di fallimento in speranze concrete.
Fonti autorevoli e istituzionali
- Columbia University Fertility Center
- Nature – Artificial Intelligence in Reproductive Medicine
- National Institutes of Health – Male Infertility
- European Society of Human Reproduction and Embryology
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