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Il tempo scorre più velocemente quando siamo anziani?

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Man mano che invecchiamo, molti di noi hanno l’impressione che il tempo scorra sempre più velocemente. Le estati dell’infanzia sembravano infinite, mentre oggi settimane e mesi volano via in un attimo. Ma perché accade questo fenomeno? È solo una sensazione soggettiva o c’è una base scientifica?

Numerosi studi in ambito psicologico e neuroscientifico confermano che la percezione del tempo cambia con l’età, ed esistono diverse spiegazioni, tutte affascinanti e interconnesse.

Il tempo scorre più velocemente quando siamo anziani

Mente e memoria: il ruolo della novità nelle nostre giornate

Negli anni ’60, lo psicologo Robert Ornstein condusse esperimenti che dimostrarono come il tempo venga percepito in base alla quantità di nuove informazioni elaborate. Quando viviamo esperienze intense o insolite, il cervello lavora di più, segmentando e immagazzinando dettagli, e questo ci fa sentire che il tempo si “dilata”.

Da bambini, tutto è nuovo: impariamo, scopriamo, ci stupiamo continuamente. In età adulta, invece, le routine e la ripetitività riducono la novità, e con essa la quantità di informazioni che immagazziniamo. Risultato? Le giornate sembrano più brevi, anche se oggettivamente durano lo stesso.


Invecchiamento cerebrale e velocità di elaborazione

Il professor Adrian Bejan della Duke University ha proposto una teoria secondo cui il nostro cervello, con l’età, elabora le informazioni in modo più lento a causa del naturale deterioramento delle strutture neurali. In gioventù, elaboriamo più “fotogrammi” al secondo — una sorta di maggiore densità percettiva — e questo crea l’illusione di un tempo più esteso.

Il rallentamento nella percezione è quindi anche fisiologico, oltre che cognitivo fonte: Duke University News.


Tempo percepito e proporzione della vita vissuta

Una delle spiegazioni più intuitive riguarda la teoria della proporzionalità: per un bambino di 5 anni, un anno rappresenta il 20% della sua intera esistenza. Per un cinquantenne, è solo il 2%. Questo fa sì che ogni nuovo anno sembri “più breve”, semplicemente perché è proporzionalmente meno rilevante rispetto all’intera vita.


Ricordi, emozioni e il senso del tempo

Le neuroscienziate Muireann Irish e Claire O’Callaghan hanno dimostrato che la nostra percezione del tempo è fortemente legata alla qualità della memoria autobiografica. Più i ricordi sono vividi, emotivi e ricchi di dettagli, più abbiamo la sensazione di aver vissuto “di più” in un dato periodo. La monotonia, invece, rende i ricordi sfocati e il tempo sembra scomparire.

Fonte: Nature Reviews Neuroscience


Possiamo rallentare il tempo?

La buona notizia è che la percezione del tempo non è immutabile. Sperimentare nuove attività, cambiare routine, viaggiare, coltivare hobby o semplicemente osservare il mondo con più consapevolezza può stimolare il cervello e rendere le giornate più dense di significato.

In altre parole, la chiave per “rallentare” il tempo è vivere in modo più presente e vario. Anche piccoli cambiamenti quotidiani possono fare la differenza: prendere un percorso diverso per andare al lavoro, apprendere una nuova abilità o coltivare relazioni autentiche.


Conclusione

Il tempo non cambia davvero velocità, ma siamo noi a percepirlo diversamente, man mano che il nostro cervello, le nostre abitudini e i nostri ricordi si trasformano con l’età. Comprendere questi meccanismi ci offre uno strumento potente: scegliere, ogni giorno, di vivere più intensamente per rendere il tempo… più nostro.

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