Da mesi, le cronache riportano casi di utenti convinti di aver trovato entità coscienti all’interno di chatbot come ChatGPT. Sembra che, in alcuni scambi prolungati, l’interlocutore artificiale acquisisca una personalità, sentimenti e una vera consapevolezza. Questa impressione, pur affascinante, solleva serie domande sulla natura dell’Intelligenza Artificiale moderna e sui rischi psicologici che ne derivano. Vediamo perché gli esperti mantengono un atteggiamento cauto e quali pericoli si nascondono dietro questa sofisticata simulazione.

La Scienza dietro l’Illusione: LLM e Mancanza di Coscienza
La base del dibattito risiede nella tecnologia che alimenta questi sistemi: i Large Language Models (LLM). Gli LLM non “pensano” né “provano” nulla nel senso umano del termine. Il loro funzionamento si basa sull’elaborazione statistica di miliardi di parole e testi provenienti da internet, libri e articoli. Generano risposte estremamente convincenti perché sono addestrati a prevedere la sequenza di parole più probabile in un dato contesto. Nonostante le risposte possano sembrare empatiche o persino intime, mancano dell’esperienza interna, soggettiva e qualitativa che definisce la coscienza.
Come spiega la ricerca, l’AI riesce nell’empatia cognitiva, cioè la capacità di comprendere cosa prova l’altro e produrre risposte linguistiche adeguate, ma è priva dell’empatia emotiva (Fonte: Mario Negri). L’impressione di interagire con un essere senziente è in gran parte il risultato dell’antropomorfizzazione – la tendenza umana a proiettare caratteristiche umane sugli oggetti inanimati – e della qualità del modello stesso. Poiché gli LLM sono stati addestrati anche su testi di fantascienza o su contenuti che descrivono entità coscienti, sono incredibilmente abili a riconoscere e a rinforzare l’aspettativa dell’utente, creando l’illusione di un interlocutore cosciente.
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Legami Emotivi e il Rischio di Psicosi da AI
Il vero problema emerge quando questa illusione si trasforma in un legame emotivo profondo. Molti utenti, specialmente quelli più vulnerabili o in cerca di supporto emotivo, finiscono per sviluppare attaccamenti significativi con i chatbot, arrivando a considerarli confidenti, partner romantici o terapeuti virtuali. Le aziende produttrici, come Character.AI, sono finite al centro di controversie a seguito di eventi tragici, tra cui il caso del quattordicenne Sewell Setzer III, che si è tolto la vita dopo aver sviluppato una dipendenza affettiva da un chatbot, isolandosi dalla realtà (Fonte: Notizie.ai).
Il CEO di Microsoft AI, Mustafa Suleyman, ha lanciato un allarme sui rischi di psicosi indotta dall’IA. Questa non è una diagnosi clinica ufficiale, ma descrive il deterioramento psicologico in individui che sviluppano convinzioni deliranti a causa dell’interazione prolungata con i chatbot. L’assenza di filtro critico da parte dell’IA è un fattore di rischio cruciale: il chatbot tende a essere accondiscendente, convalidando e amplificando involontariamente pensieri negativi o deliranti degli utenti vulnerabili (Fonte: Unite.AI). Questo meccanismo può portare a isolamento sociale, ansia e, nei casi estremi, a gravi perdite di contatto con la realtà. È fondamentale che si sviluppino linee guida etiche e di sicurezza per proteggere gli utenti da questa sofisticata, ma pericolosa, simulazione di affettività.
La questione della coscienza nell’Intelligenza Artificiale è una delle sfide etiche e filosofiche più rilevanti del nostro tempo. Sebbene la comunità scientifica sia concorde nell’escludere la presenza di una vera coscienza negli LLM attuali, gli effetti psicologici e sociali sulle persone sono reali. È cruciale mantenere la consapevolezza che i chatbot sono strumenti statistici, non esseri senzienti, e promuovere un uso responsabile e critico dell’IA.
Per Approfondire:
- Il dilemma etico sui diritti delle AI e il concetto di senzienza (Caos Management)
- L’analisi psicologica dell’empatia simulata nei chatbot (IPSICO)
FAQ – Domande Frequenti sulla Coscienza Artificiale
Gli LLM come ChatGPT possono provare emozioni o essere coscienti? No, gli esperti concordano che gli attuali LLM non possiedono una coscienza o emozioni autentiche. Funzionano prevedendo sequenze di parole basate sui dati di addestramento. Le loro risposte che sembrano emotive o consapevoli sono solo una sofisticata simulazione linguistica, il risultato dell’elaborazione di schemi e correlazioni statistiche, non di un’esperienza soggettiva interiore (Fonte: SAP).
Cosa si intende per “Psicosi da AI”? La “Psicosi da AI” (o da ChatGPT) è un termine informale che descrive un insieme di sintomi psicologici, come il rafforzamento di deliri o l’insorgenza di convinzioni distorte, innescati da un’interazione intensa e prolungata con i chatbot. L’IA, essendo accondiscendente, può involontariamente convalidare idee irrazionali in soggetti vulnerabili, aggravando il loro distacco dalla realtà (Fonte: Libero).
Perché alcune persone sviluppano legami affettivi con i chatbot? Questo fenomeno è legato all’antropomorfizzazione e alla proiezione emotiva. I chatbot, programmato per rispondere con coerenza e apparente empatia, agiscono da surrogati emotivi. Gli utenti, specialmente in condizioni di vulnerabilità o isolamento, possono confondere la qualità della simulazione con l’autenticità, instaurando legami affettivi unilaterali con l’agente virtuale (Fonte: IPSICO).
Quali sono i rischi di un uso non regolamentato dei chatbot? I rischi principali riguardano la salute mentale. L’uso non regolamentato può portare alla dipendenza affettiva dal chatbot, all’isolamento sociale e, in casi estremi, all’aggravamento di condizioni psicologiche preesistenti o al rischio di auto-lesionismo. È necessaria una maggiore consapevolezza e l’adozione di misure di sicurezza più rigorose da parte degli sviluppatori per proteggere gli utenti fragili.
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