Nel 2016, Chen Xiaolin, all’età di dodici anni, ha stabilito un record mondiale nella categoria del salto della corda, eseguendo 200 salti in soli trenta secondi.

Proseguendo nella sua carriera sportiva, nel 2019, Chen ha infranto due ulteriori record: 105 salti doppi in trenta secondi e 250 salti consecutivi nello stesso lasso di tempo. Questo talento eccezionale emerse nonostante avesse saltato le lezioni di educazione fisica alla scuola elementare, dove fu poi incoraggiato a unirsi alla squadra scolastica dal suo insegnante, Lai Hsüan-chi, il primo insegnante di ginnastica della scuola con una formazione universitaria. Preferiva insegnare il salto della corda per via del budget limitato che non permetteva l’acquisto di attrezzature più costose.
Negli ultimi dieci anni, il salto della corda è diventato quasi uno sport nazionale in Cina, grazie anche al supporto statale iniziato nel 2014. L’introduzione di esami obbligatori nelle scuole e la richiesta di prestazioni minime in questa disciplina per l’accesso alle scuole superiori hanno reso questo sport fondamentale. Già dal primo anno scolastico, gli studenti devono superare una prova di salto della corda con un minimo di 87 salti per ottenere un punteggio buono e fino a 103 salti per un punteggio eccellente, a seconda del genere. Questi risultati possono influenzare significativamente i punti accumulati per l’ammissione alle scuole superiori, dove fino a 30 punti possono essere guadagnati tramite lo sport.
La pressione sull’educazione è elevata, tanto che molti genitori cinesi investono in lezioni private di salto della corda e iscrivono i propri figli, a volte già dai tre anni, in scuole specializzate. Le famiglie più abbienti spendono centinaia di yuan all’ora per lezioni private, mentre l’uso di app per confrontare i risultati sportivi dei bambini è diventato comune, con milioni di utenti registrati.
Parallelamente, alcune scuole hanno iniziato a richiedere l’acquisto di specifici modelli di corde per saltare, spesso molto più costosi di quelli standard. Nel 2021, la Cina ha cercato di moderare l’industria dell’istruzione privata e la pressione su bambini e genitori con nuove normative, sebbene i critici sostengano che queste misure abbiano solo ampliato le disuguaglianze.
Un recente studio dell’Università di Stanford ha rivelato che le famiglie cinesi spendono in media il 17% del loro reddito annuo in educazione, molto più di quanto avviene in altri paesi industrializzati, con la maggior parte della spesa destinata a tasse scolastiche e tutoraggio. Le famiglie a basso reddito risultano essere quelle che dedicano una quota maggiore del proprio reddito all’istruzione rispetto a quelle più agiate.
Fonte@Telex.hu
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