Secondo un’indagine condotta dal quotidiano svedese Svenska Dagbladet, i gruppi criminali in Svezia stanno ricorrendo a Spotify, la nota piattaforma di streaming musicale, per la riciclaggio di denaro sporco derivante da diverse attività illecite, tra cui rapine, omicidi su commissione e commercio di sostanze stupefacenti.
La procedura implica l’uso di criptovalute per nascondere l’origine illecita dei fondi. Jeroen Visser, corrispondente dalla Scandinavia, ha delineato il processo in cui i criminali convertono prima il denaro sporco in bitcoin. Successivamente, utilizzano tali criptovalute per acquistare servizi di promozione di streaming, garantiti da alcune imprese che possono assicurare che un brano venga riprodotto fino a milioni di volte su Spotify, generando così introiti legittimi.
Secondo Visser, nonostante il metodo possa sembrare complesso e intricato, le condizioni di intensa competizione tra le oltre cinquanta bande operative solo nella capitale svedese, Stoccolma, li spingono a cercare strategie innovative e rapide per la pulizia dei loro fondi illeciti.
Una particolarità di questo sistema è la collaborazione con rapper associati alle bande, che facilita notevolmente l’attuazione del meccanismo di riciclaggio attraverso Spotify. Visser sottolinea che la presenza di artisti affiliati non solo favorisce la realizzazione di questo schema di riciclaggio, ma offre anche un vantaggio in termini di contenuti per i videoclip, permettendo alle bande di lanciare sfide e insultare gruppi rivali.
Nonostante l’apparente successo di questa tecnica, rimane implicito che si tratta di un metodo piuttosto rischioso e non gestito da professionisti del settore finanziario, ma da individui che cercano soluzioni rapide per monetizzare il denaro proveniente da attività criminali.