Intestino corto, salvata la vita a una 13enne brasiliana al Meyer di Firenze

VEB

Negli ultimi anni la medicina ha fatto passi da gigante ed oggi sono disponibili tecniche, strumenti e metodologie impensabili anche solo un decennio fa.

Eppure, inutile negarlo, queste stesse tecniche e strumentazioni non sono disponibili ovunque: ci sono ospedali, in troppe zone del mondo, dove non si riescono a rispettare neppure le norme igieniche di base, per mancanza di fondi, ed altre invece assolutamente all’avanguardia, dove i medici sono capaci di compiere veri e propri miracoli.

Anche in Italia il livello delle strutture ospedaliere non è uniforme ma si distinguono strutture d’eccellenza rinomate in mezzo mondo, e tra queste spicca in Meyer di Firenze, che proprio nelle ultime ore è riuscito a portare a termine uno straordinario intervento capace di salvare la vita a una ragazzina brasiliana che, nel suo paese, sarebbe stata condannata a morte certa, senza le cure adatte.

Nello specifico, con un intervento chirurgico ad altissima complessità è stato ricostruito l’intestino a una bimba di 13 anni affetta da una malattia congenita.

La piccola paziente era arrivata in Italia, all’ospedale pediatrico Meyer di Firenze, dal Brasile dove, dopo due operazioni non andate a buon fine, i medici non le avevano dato speranze di sopravvivenza. È stata operata dall’equipe di ricostruzione intestinale guidata dal professor Antonio Morabito.

L’intervento è stato eseguito con la tecnica ricostruttiva ad alta specializzazione chiamata “Spiral intestinale lengthening and tailorilng”. E’ il secondo intervento di questo tipo portato a termine in pochi giorni al Meyer, unico centro europeo per la cura di questa patologia.

Come hanno spiegato gli stessi luminari che l’hanno operato e le hanno salvato la vita,  la bambina aveva l’intestino corto e per questo era obbligata alla nutrizione parenterale totale, ossia alla somministrazione di nutrienti per via venosa.

La sindrome dell’intestino corto è una condizione morbosa particolare, che si caratterizza per l’assenza di un tratto di piccolo intestino (o intestino tenue) e la conseguente incapacità, da parte della persona affetta, di assorbire i nutrienti ingeriti col cibo.
È bene, infatti, ricordare che il piccolo intestino è fondamentale per l’assorbimento dei nutrienti, durante il processo digestivo.

La sopravvivenza dipende dall’età di esordio del problema in quanto nel paziente adulto-anziano a tale condizione si sommano altre comorbidità; anche la gravità della malattia di base ha il suo peso sulla sopravvivenza come la scarsa esperienza del personale medico.

La prevalenza è di 12 casi/ milione di abitanti, per tale motivo a livello europeo è inclusa nelle malattie rare mentre a livello italiano non abbiamo ancora questa attribuzione pur essendo tale a tutti gli effetti.

Le cause frequenti di un’estesa resezione sono il morbo di Crohn, l’infarto mesenterico, l’enterite attinica, le neoplasie, il volvolo e anomalie congenite, come quella che appunto ha colpito la 13 enne brasiliana.

Alla bambina è stato quindi ricostruito l’intestino restituendogli un diametro adeguato e una motilità normale. Il tutto dopo aver rimosso il segmento di intestino precedentemente trattato. Alla fine i medici «hanno disteso l’intestino recuperando in lunghezza e riportandone il diametro a una dimensione normale».

“Per noi è un onore aver portato questa specialità al Meyer, che adesso è l’unico centro europeo per la cura di questa patologia e che colloca il nostro ospedale al livello dei più importanti centri mondiali – ha dichiarato il professor Morabito –. Abbiamo avviato un percorso che apre interessanti prospettive terapeutiche e di ricerca, in direzione di una medicina sempre più personalizzata” .

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