L’aria inquinata uccide, anche a concentrazioni non elevate

VEB

Una notizia, a dir poco, allarmante arriva dal mondo della medicina: l’aria inquinata tende a uccidere, anche a concentrazioni non elevate

Finora potevamo stare più o meno tranquilli, perché, per quanto riguarda l’inquinamento atmosferico, facevamo riferimento alle soglie massime ammesse per legge, sotto le quali, si supponeva, la nostra salute poteva essere bene o male salvaguardata o, comunque, non compromessa in maniera significativa.

Ma forse eravamo troppo ottimisti, perché negli ultimi tempi è successo qualcosa di importante: è stato effettuato il più accurato studio sugli effetti dell’esposizione a lungo termine al particolato fine e all’ozono.

E dalle risultanze, c’è davvero poco da stare tranquilli perché di inquinamento si può morire a prescindere dai limiti imposti dalla legge. A svolgere la importante ricerca sono stati otto scienziati della famosa Università di Harvard. Fra essi ci sono pure le italiane Antonella Zanobetti e Francesca Dominici.

La ricerca è stata pubblicata su quella che forse è la più prestigiosa rivista di medicina del mondo, il New England Journal of Medicine. Il campo di persone su cui è stata svolta la ricerca è enorme: 60 milioni di persone. Avere tanti dati a disposizione è stato possibile utilizzando l’enorme mole di dati messa a disposizione del centro di calcolo di Harvard.

Sostanzialmente gli epidemiologi hanno potuto utilizzare i dati di tutta la popolazione americana coperta dall’assicurazione Medicare.

La scienza e la statistica ci insegnano che maggiore è il campione di dati analizzati, e soprattutto su archi di tempo sufficientemente lunghi, e più certa e probante è la ricerca e i suoi risultati.

La ricerca è stata effettuata dal 2000 al 2012, e ogni persona è stata messa in correlazione con le concentrazioni medie di PM2, 5 e di ozono.

Il primo risultato che viene fuori è quello che in fondo già si sapeva: le polveri sottili sono più pericolose dell’ozono. Vale a dire gli scarichi dei veicoli, quelli industriali e soprattutto i riscaldamenti nelle città.

Il particolato dà soprattutto malattie respiratorie e complicazioni cardiache, oltre ad alcuni possibili complicazioni di carattere neurologico.

L’ozono invece provoca, soprattutto d’estate con la maggiore concentrazione a causa dell’attività solare, crisi asmatiche, insufficienza respiratoria, e infiammazioni e irritazioni ai polmoni.

Ma, come detto, l’aspetto forse più importante è dato dal fatto che le soglie di sicurezza determinate dalla legge, non sembrano affatto essere di sicurezza. E questo vale sia per gli Stati Uniti che per l’Italia e più in generale l’Unione Europea.

Nel New England Journal of Medicine si legge: “L’inquinamento uccide ancora, e può provocare morte e malattia anche a concentrazioni ammesse per legge”.

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