La domanda sulla veridicità di una lettera di Michelangelo al Papa sorge spesso, alimentata da aneddoti e dalla complessa relazione che l’artista ebbe con i pontefici suoi committenti. La risposta breve è sì, le lettere di Michelangelo ai Papi sono assolutamente vere. Non si tratta di un singolo documento isolato, ma di una corrispondenza che testimonia il rapporto travagliato, e al tempo stesso incredibilmente produttivo, tra il genio del Rinascimento e i capi della Chiesa.
Queste lettere, conservate in archivi e pubblicate in diversi epistolari, rappresentano una fonte storica di inestimabile valore. Ci permettono di gettare uno sguardo diretto sui pensieri, le frustrazioni e le ambizioni di Michelangelo, rivelando un uomo molto diverso dall’immagine mitizzata dell’artista solitario e irascibile.

Il Tira e Molla con Giulio II per la Cappella Sistina
Uno degli esempi più celebri di questa corrispondenza riguarda i lavori per la volta della Cappella Sistina. Papa Giulio II, committente dell’opera, era noto per il suo carattere impaziente e per le continue pressioni sull’artista. In una lettera al padre, datata ottobre 1512, a lavoro quasi concluso, Michelangelo scrive: “Io ò finita la cappela che io dipignevo: el papa resta assai ben sodisfato, e l’altre cose non mi riescono a me come stimavo; incolpone e’ tempi, che son molto contrari all’arte nostra”. Questa frase, apparentemente semplice, racchiude tutta la stanchezza e la parziale insoddisfazione di un artista che, pur compiacendo il suo potente mecenate, sentiva il peso di un’impresa titanica condotta in circostanze difficili.
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Le lettere di questo periodo sono disseminate di lamentele riguardo ai ritardi nei pagamenti, alle difficoltà tecniche e alla costante fretta imposta dal Papa. In un’altra missiva, Michelangelo si sfoga sulle continue interruzioni e richieste del pontefice, che saliva sui ponteggi per controllare lo stato di avanzamento dei lavori, dimostrando una relazione tutt’altro che idilliaca.
Le Giustificazioni per la Tomba di Giulio II
Un altro nucleo importante di lettere riguarda la travagliata vicenda della tomba di Papa Giulio II. Quest’opera, che nelle intenzioni originali doveva essere un monumento colossale, divenne per Michelangelo una vera e propria “tragedia della sepoltura”, trascinandosi per decenni tra modifiche al progetto e accuse di inadempienza.
Esiste una famosa lettera, pubblicata e analizzata da numerosi storici, in cui Michelangelo si difende con veemenza dalle calunnie e dalle accuse di essersi appropriato indebitamente dei fondi destinati al mausoleo. In questo scritto indirizzato a un monsignore per essere mostrato al Papa, l’artista elenca meticolosamente le spese sostenute e il lavoro svolto, attribuendo le discordie all’invidia di rivali come Bramante e Raffaello. Scriveva: “Tutte le discordie che naqquono tra papa Iulio e me fu la invidia di Bramante et di Raffaello da Urbino; et questa fu causa che non e’ seguitò la sua sepultura in vita sua, per rovinarmi”.
L’Appello per San Pietro
Anche in età avanzata, il dialogo epistolare con il papato non si interruppe. Nominato architetto della Fabbrica di San Pietro, Michelangelo si rivolse direttamente al Papa con una sorta di lettera-testamento per assicurarsi che il suo progetto per la basilica venisse rispettato anche dopo la sua morte. Questo documento, conservato dalla Fabbrica di San Pietro, testimonia la sua dedizione e la sua preoccupazione per il completamento di un’opera che considerava il culmine della sua carriera.
L’esistenza e l’autenticità di queste lettere sono confermate da decenni di studi filologici e storici. L’epistolario di Michelangelo, che conta centinaia di lettere a familiari, amici e committenti, è una delle fonti primarie per comprendere non solo la sua arte, ma anche la sua vita e il contesto storico in cui operò. Come sottolinea la Fondazione Casa Buonarroti, che conserva un vasto numero di sue lettere autografe, “nessuno tra gli artisti del Rinascimento ci è tanto noto e familiare come Michelangelo” proprio grazie a questo ricco patrimonio documentale.
Domande Frequenti (FAQ)
Esiste una sola lettera famosa di Michelangelo al Papa? No, Michelangelo scrisse diverse lettere a vari Papi nel corso della sua lunga carriera. Le più note riguardano i lavori per la Cappella Sistina sotto Giulio II, le tormentate vicende della tomba dello stesso Papa e il suo ruolo di architetto per la Basilica di San Pietro.
Dove sono conservate le lettere originali di Michelangelo? Le lettere originali di Michelangelo sono custodite in diversi archivi e istituzioni, tra cui l’Archivio Buonarroti a Firenze, la Biblioteca Apostolica Vaticana e gli archivi della Fabbrica di San Pietro. La loro autenticità è confermata da rigorosi studi storici e filologici.
Di cosa parlano principalmente le lettere di Michelangelo ai Papi? Il contenuto è molto vario. Si passa da richieste di pagamento e dettagli pratici sui cantieri a vere e proprie autodifese contro accuse e calunnie. Emergono anche le sue frustrazioni, le sue idee artistiche e la sua profonda preoccupazione per il destino delle sue opere più importanti.
È possibile leggere queste lettere? Sì, le lettere di Michelangelo sono state raccolte e pubblicate in diversi epistolari accademici e volumi divulgativi. Sono disponibili in edizioni critiche che ne facilitano la comprensione, fornendo contesto e note esplicative per comprendere appieno il loro significato storico e personale.
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