Leucemia, la piccola Elisa sta di nuovo malissimo

VEB

A 3 anni si dovrebbero avere come unici interessi i cartoni animati, gli amichetti, i giocattoli, gli animali, e come unica paura quella del primo giorno di asilo, primo giorno in cui per qualche ora si lascia la mano di mamma e papà.

Ed invece Elisa, che ha solamente 3 anni, è ricoverata presso l’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma, perché ammalata di una leucemia rarissima e molto aggressiva chiamata Leucemia Mielomonocitica Infantile, che colpisce circa 2 bambini su un milione.

Lo scorso anno il caso della piccola Elisa aveva sollevato una vera e propria mobilitazione nazionale a cui avevano aderito tantissime persone, tra cui anche alcuni vip italiani e non solo.

In centinaia si presentarono nei laboratori Asl per sottoposi alla tipizzazione e scoprire cioè se vi era compatibilità per podere donare il midollo alla piccola combattente.

Anche grazie al passaparola sui social, il donatore era stato individuato. A febbraio il trapianto, un momento di gioia e speranza: “Il momento tanto atteso è arrivato, la piccola Elisa ha fatto il trapianto, il suo angelo sconosciuto le ha donato il midollo”, scriveva Fabio Pardini, il papà, su Facebook.

Sembrava quindi che Elisa che l’avesse fatta, che l’intervento di trapianto di midollo osseo effettuato grazie a un donatore compatibile fosse andato a buon fine, ma evidentemente qualcosa è andato storto e la situazione è improvvisamente peggiorata.

“Elisa sta malissimo!!! Condividete il più possibile vi scongiuro…”, è stato l’appello disperato del papà che in queste ore, tramite i social, è tornato a chiedere aiuto.

“Il quadro della situazione non è al momento chiaro e, proprio per questo, ogni nostro commento appare superfluo. Quello che è certo è che la situazione è precipitata” ha dichiarato il papà al Gazzettino.

Probabilmente le cellule staminali non hanno agito come sperato e Elisa sta male, anzi malissimo, stando alle parole del padre.

La richiesta del papà di condividere il post non è chiaro se sia legata alla richiesta di preghiere o di parole di conforto o alla ricerca di una cura immediata.

In ogni caso, le prossime ore saranno cruciali perché l’equipe medica che sta seguendo il caso valuterà quale strada intraprendere.

Ricordiamo che la leucemia mielomonocitica infantile è un tipo di leucemia rara che colpisce bambini piccoli, mediamente sotto i 4 anni, e solitamente destinata a una prognosi infausta.

Come in altri tipi di leucemie, l’evento che porta allo sviluppo della JMML è determinato da mutazioni (alterazioni di determinati geni lungo la molecola del DNA) somatiche (che cioè non sono ereditate ma che si verificano nel corso della vita del bambino a livello di cellule del sistema emopoietico). Non si conoscono fattori di rischio per lo sviluppo di tali mutazioni che si ritengono, pertanto, casuali.

I sintomi di presentazione sono dovuti all’infiltrazione di vari organi da parte dei mielomonociti. In particolare si possono osservare un moderato incremento dei globuli bianchi con un aumento del numero dei monociti e una riduzione del numero delle piastrine e possibili segni di sanguinamento cutaneo e mucoso (petecchie, ecchimosi, sanguinamenti dal naso o dalla bocca…).

L’infiltrazione del fegato, della milza e dei linfonodi determina un ingrandimento di tali organi (epato-splenomegalia e linfoadenomegalia). In particolare, l’ingrandimento della milza, spesso marcato, è presente alla diagnosi o si rende evidente entro poche settimane o mesi, in pressoché tutti i pazienti.

Purtroppo non esiste ad oggi alcun tipo di trattamento chemioterapico: l’unico intervento curativo è il trapianto di cellule staminali ematopoietiche, che tuttavia comporta frequenti complicanze e che è comunque associato ad un alto tasso di ricaduta.

Sono tuttavia in studio nuove “terapie mirate”, ovvero farmaci diretti contro meccanismi specifici del processo di trasformazione leucemica, al fine di ridurre il numero e modificare le caratteristiche delle cellule leucemiche prima del trapianto.

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