Longevità, Italia paese di anziani ma alle prese con ictus e demenza

VEB

Che l’Italia sia sempre più un «Paese per vecchi» non lo dicono solo i dibattiti sull’innalzamento dell’età pensionabile ma anche la sconfortante discesa della curva demografica: nel 2016 in Italia sono nati 473.438 bambini, oltre 12 mila in meno rispetto al 2015. Nell’arco di 8 anni (dal 2008 al 2016) le nascite sono diminuite di oltre 100 mila unità.

Questo calo è in parte dovuto alla diminuzione dei matrimoni, che hanno toccato il minimo nel 2014, anno in cui sono state celebrate appena 189.765 nozze (57 mila in meno rispetto al 2008). Aumenta il numero delle donne senza figli ma anche il numero di quelle con un solo bimbo.

È indubbio inoltre che la popolazione italiana ha un’elevata longevità: la speranza di vita alla nascita è di 80,3 anni per gli uomini e 84,9 per le donne, superiore alla media europea, che è di 77,9 e 83,3. Inoltre in Italia si registra la percentuale più alta di over 65: il 21,7% della popolazione contro una media europea del 18,9%.

Merito della genetica, della dieta mediterranea e di una molteplicità di fattori che gli scienziati stanno ancora cercando di studiare più a fondo, ma a questa longevità si accompagna anche un aspetto più negativo: si assiste infatti a un aumento significativo del carico delle malattie non trasmissibili, dall’ictus alla sclerosi multipla.

Se n’è parlato a Trieste, presso il Palazzo dei Congressi della Stazione Marittima, durante il 18° Congresso Nazionale della Società Italiana di Riabilitazione Neurologica – SIRN, presieduto dal Prof Carlo Cisari, Presidente SIRN.

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Come spiega il Dottor Stefano Paolucci, Direttore U.O. complessa Riabilitazione Solventi Fondazione S. Lucia IRCCS di Roma, in Italia sono in aumento malattie come quelle cardiovascolari, il diabete, la malattia di Alzheimer e altre patologie neurodegenerative, tumori, malattie polmonari croniche ostruttive e problemi muscoloscheletrici.

“Il soggetto invecchia normalmente e perde giornalmente le sue competenze, da un punto di vista cognitivo e fisico – spiega il Prof Carlo Cisari, Presidente della Società Italiana di Riabilitazione Neurologica -. E’ ovvio che noi dobbiamo stimolare, nell’ambito della popolazione normale, una serie di attività per ridurre questo invecchiamento, con esercizi ad hoc che stimolino corpo e mente, promuovendo uno stile di vita atto a vivere in maniera sana, senza eccessi, come fumo, stress, malnutrizione e alcol. Purtroppo si è visto che anche molti pazienti neurologici, invecchiando, perdono più rapidamente le loro abilità motorie, quindi anche quelli in fase cronica devono essere riabilitati costantemente per mantenerle attive. Lasciati a sé, infatti, perdono drasticamente le loro capacità”.

La riabilitazione è un lavoro di gruppo che riguarda più professionalità: il medico, il fisioterapista, il terapista occupazionale, lo psicologo, l’infermiere, il bioingegnere. Nella SIRN, infatti, non sono iscritti solo medici, ma tutti gli operatori del team riabilitativo.

Per quanto riguarda le singole patologie, l’ictus è la malattia più frequente legata all’invecchiamento. I numeri sottolineano, però, una lieve diminuzione di incidenza rispetto agli anni scorsi, ma sono anche migliorate le capacità di cura in fase acuta, soprattutto con la trombolisi.

A preoccupare, però, sono anche le demenze: queste, nel 2050, supereranno i 130 milioni di casi al mondo. In Italia ne è affetto un over80enne su 4, per un totale di circa 1 milione e 200mila casi, ma nell’arco di 25 anni i casi diventeranno 2 milioni e mezzo e riguarderanno un over80enne su 2.

Anche il rapporto con il coma è cambiato con il cambiare della popolazione e della sua età. Meno traumi cranici, ma molti più anziani con emorragia cerebrale. Anche la sclerosi multipla sta aumentando la casistica nel Paese. Non è propriamente una malattia senile ma sta colpendo tanti anziani negli ultimi anni.

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