Manager intermedi, qual è il loro ruolo?

VEB

Di cosa si tratta

Al vertice dell’organigramma aziendale, un gradino al di sotto delle cariche di top management si trova il cosiddetto middle level management o middle management. Si tratta di un livello intermedio fondamentale che divide la direzione dai collaboratori operativi. Questa carica può assumere due forme peculiari a seconda delle capacità del manager intermedio e del suo ruolo nell’azienda. La prima forma, sebbene più rara e meno ricercata, è quella del cosiddetto professional manager. Questa persona pur avendo ricevuto una promozione effettiva in una carica manageriale più elevata, rispetto a quella dei semplici collaboratori, non si occupa esplicitamente di management. In questo caso il professional manager è una personalità di spicco e di elevata formazione tecnica nel suo campo. Si potrebbe dire insomma che un professional manager sia qualcuno che si è distinto per le sue conoscenze superiori, la capacità di risolvere problematiche complesse a livello tecnico e coordinare il lavoro pratico dei collaboratori. Questo mantenendo ancora una funzionalità operativa strettamente correlata alla sua precedente posizione: egli è insomma una figura ancora estremamente pragmatica.
Il vero e proprio manager intermedio però, è quello di tipo coordinatore. A livello teorico questa carica è nata per coloro che vantano grandi capacità organizzative indispensabili a distribuire correttamente il carico di lavoro fra i reparti sottostanti. Ossia a controllare, distribuire e ordinare tutta quella serie di mansioni necessarie far andare avanti correttamente un progetto o l’azienda stessa, seguendone attentamente i risultati e divenendo un punto di riferimento per i collaboratori.

Una figura cruciale

Negli ultimi tempi posizioni di lavoro gestionali intermedie si sono rivelate fondamentali ai fini del successo di molte aziende. Ma quali caratteristiche deve avere il candidato ottimale?
Nel middle management le offerte di lavoro sono sempre ampie e aperte, anche se questa carica si è recentemente evoluta rispetto al passato. In un certo senso diversi anni fa, il manager organizzativo era una figura più inflessibile, nonché una delle più criticate – se non direttamente disprezzate – dal reparto operativo e i suoi sottoposti. Fare il manager organizzativo non significa comandare gli altri a bacchetta o porsi in maniera arrogante a dirigere degli ingranaggi, semmai oliare questi ingranaggi perché funzionino al meglio. Non è sufficiente dunque strutturare una tabella di marcia su un progetto e distribuirla banalmente fra gli operai per potersi definire un buon manager coordinatore. Oggi bisogna diventare dei veri e propri coach, quasi dei motivatori. C’è stato insomma un progressivo evolversi di questa carica verso una figura più umana, complice e amichevole, capace di distribuire compiti e sorvegliare la relativa esecuzione, ma anche curarsi del lavoratore, delle sue capacità, esigenze, funzionalità e competenze a livello professionale.

Le caratteristiche

Il candidato ottimale che aspira a rivestire questa posizione deve possedere una laurea, avere diversi anni di esperienza come coordinatore, e soprattutto possedere molte delle cosiddette soft-skills.
Queste soft-skills sono sostanzialmente le famose competenze trasversali. Prima fra tutte l’autonomia, ossia la capacità di svolgere i propri compiti senza necessità di supervisione, indispensabile per un manager a qualsiasi livello.
A seguire, doti auspicabili per tale carica sono quelle richieste ad esempio ad un coach o ad un insegnante: autostima e fiducia nelle proprie capacità che trasmettano sicurezza nei collaboratori, capacità di adattamento ed ottimo autocontrollo. Precisione, pianificazione e organizzazione sono poi cardini attorno a cui devono ruotare tutta una serie di capacità di comunicazione e problem solving volte a parlare ed ascoltare attivamente i propri collaboratori, affrontare le loro difficoltà o lacune e aiutarli a risolverle.
Il Manager intermedio deve insomma porsi come un risolutore e una guida, non come un semplice coordinatore.

Next Post

Seggiolini anti abbandono: scoppia il caos

Sarebbero obbligatori dal giorno 7 novembre, stiamo parlando dei “famosi” seggiolini anti-abbandono per le auto. Ma che succede per chi non ce l’ha e per gli stranieri? Da giovedì 7 novembre è scattata l’obbligatorietà, per i conducenti che trasportano in auto i loro figli di età inferiore ai quattro anni, […]