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Migrazione interna di massa: il mare che sale potrebbe costringere milioni a fuggire

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Anche se il mondo riuscisse a limitare il riscaldamento globale a 1,5 gradi Celsius rispetto ai livelli preindustriali – obiettivo chiave dell’Accordo di Parigi – il solo innalzamento del livello del mare potrebbe essere sufficiente a innescare una migrazione interna di massa, secondo un nuovo studio pubblicato sulla rivista Communications Earth & Environment.

Migrazione interna di massa il mare che sale potrebbe costringere milioni a fuggire

La ricerca, condotta da un team internazionale guidato dal professor Chris Stokes dell’Università di Durham, evidenzia come l’accelerazione della fusione delle calotte glaciali in Groenlandia e Antartide stia portando a uno scenario in cui centinaia di milioni di persone potrebbero dover abbandonare le proprie case.


Una minaccia esistenziale per le aree costiere

Lo studio, citato anche dal The Guardian, combina dati paleoclimatici risalenti a 3 milioni di anni fa, osservazioni satellitari moderne e proiezioni climatiche, concludendo che le attuali perdite di ghiaccio sono già quattro volte superiori rispetto agli anni ‘90. Questo trend, se non invertito, rischia di diventare ingestibile entro la fine del secolo.

“Anche con una riduzione immediata delle emissioni di CO₂, il livello del mare continuerà a salire di circa 1 cm all’anno,” ha dichiarato Jonathan Bamber, professore all’Università di Bristol.


Un futuro da 12 metri di innalzamento

Attualmente, circa 230 milioni di persone vivono a meno di un metro dal livello del mare, e oltre 1 miliardo risiedono entro i 10 metri. Secondo le simulazioni, se le calotte glaciali della Groenlandia e dell’Antartide occidentale dovessero collassare a causa di un riscaldamento globale oltre i 2,5–2,9 °C, il livello del mare potrebbe aumentare fino a 12 metri.

Per confronto, un aumento anche solo di 20 cm comporterebbe danni da inondazioni per oltre un miliardo di dollari ogni anno nelle 136 principali città costiere del mondo entro il 2050.


Un rischio concreto di migrazione forzata

“Un innalzamento superiore a 1 cm/anno rende quasi impossibile qualsiasi strategia di adattamento,” ha sottolineato il professor Bamber. “Oltre questo limite, ci troveremmo davanti a una migrazione forzata su scala storica”.

I paesi in via di sviluppo sono i più vulnerabili. Il Bangladesh, ad esempio, rischia di vedere intere regioni sommerse, mentre paesi come i Paesi Bassi, sebbene anch’essi esposti, hanno le risorse tecniche ed economiche per erigere sistemi di difesa efficaci.


Il tempo stringe

Il cambiamento è già in corso. Secondo i dati delle Nazioni Unite, la temperatura globale è aumentata di circa 1,2 °C rispetto all’epoca preindustriale, e il livello del mare sta salendo a ritmi record. Se il riscaldamento continuerà lungo l’attuale traiettoria, l’impatto si farà sentire entro la vita degli attuali adolescenti, avverte Stokes.

“I peggiori scenari climatici non sono più teorici: li stiamo vedendo accadere ora,” ha aggiunto Stokes.


Casi reali: l’esempio del Belize

Un esempio tangibile è quello del Belize, che ha già spostato la capitale nell’entroterra dopo un uragano devastante nel 1970. Tuttavia, la città più grande del paese, Belize City, si trova ancora sulla costa e rischia di essere sommersa con un solo metro di innalzamento.

“È fondamentale restare entro l’obiettivo di 1,5 °C dell’Accordo di Parigi,” ha affermato Carlos Fuller, negoziatore climatico del Belize. “Ogni frazione di grado conta.”


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