Il freddo del dicembre 1958 nascose una tragedia che l’America non avrebbe più dimenticato. La famiglia Martin svanì nel nulla durante una gita per cercare un albero di Natale, lasciando dietro di sé solo domande. Oggi, quasi sette decenni dopo, un subacqueo tenace potrebbe aver finalmente riportato a galla la verità.

Una scomparsa che gelò l’Oregon
Il 7 dicembre 1958, Kenneth e Barbara Martin, insieme alle loro tre figlie Barbie, Susan e Virginia, salirono sulla loro station wagon Ford del ’54. La loro meta era la gola del fiume Columbia, in Oregon, per raccogliere rami di agrifoglio e trovare l’albero perfetto per le imminenti festività.
Non fecero più ritorno. Le ricerche iniziarono subito, ma per mesi l’unico indizio fu il ritrovamento di segni di pneumatici che finivano dritti nel fiume. La svolta agghiacciante arrivò nella primavera del 1959, quando i corpi delle due figlie più piccole, Susan e Virginia, furono ritrovati a chilometri di distanza l’uno dall’altro. Dei genitori e della figlia maggiore, Barbie, nessuna traccia.
L’ipotesi ufficiale fu quella di un tragico incidente. Tuttavia, alcuni dettagli non quadravano. Come riportato all’epoca da diverse testate, tra cui il “The Oregonian”, le indagini balistiche su un’arma ritrovata e le perplessità emerse durante le autopsie alimentarono il sospetto che potesse trattarsi di un crimine. Senza un corpo del reato e senza sospetti, il caso divenne uno dei più famosi e discussi “cold case” d’America.
La tenacia che riporta a galla la verità
Per 67 anni, il destino dei Martin è rimasto un’ombra. Fino a quando Archer Mayo, un subacqueo volontario e appassionato di misteri, ha deciso di dedicare la sua vita a questo caso. Per sette anni ha scandagliato senza sosta le acque gelide e torbide del fiume Columbia. “Ho fatto centinaia di immersioni,” ha raccontato Mayo, “posso navigare in questo enorme buco nell’oscurità quasi totale.”
La sua perseveranza è stata premiata. L’anno scorso, Mayo ha individuato la station wagon della famiglia in un punto profondo del fiume, tra Oregon e Washington. Un primo tentativo di recupero fallì a causa delle condizioni precarie del relitto. Ma quest’estate, immergendosi di nuovo, ha recuperato dall’abitacolo quelli che sembrano essere resti umani. Come confermato dall’ufficio dello Sceriffo della Contea di Hood River, i reperti sono ora sotto analisi. Sebbene l’identità non sia ancora stata confermata ufficialmente, la speranza di dare finalmente un nome a quei resti è altissima.
Conclusione
La scoperta di Archer Mayo potrebbe essere il capitolo finale di una storia che ha angosciato generazioni. I resti ritrovati nell’auto sono forse l’ultima, preziosa tessera di un puzzle durato 67 anni. Mentre gli investigatori lavorano per confermare le identità e ricostruire gli ultimi istanti della famiglia Martin, una cosa è certa: la dedizione di un singolo uomo ha riacceso la luce su un mistero che sembrava destinato a rimanere sepolto per sempre nelle profondità del fiume.
Curiosa per natura e appassionata di tutto ciò che è nuovo, Angela Gemito naviga tra le ultime notizie, le tendenze tecnologiche e le curiosità più affascinanti per offrirtele su questo sito. Preparati a scoprire il mondo con occhi nuovi, un articolo alla volta!