Da decenni, il nostro pianeta emette un debole ma costante “battito“. Un impulso sismico che si ripete ogni 26 secondi, rilevato dagli strumenti di tutto il mondo ma impercettibile per noi. Questo ronzio regolare è uno degli enigmi geofisici più affascinanti e ancora irrisolti, un vero e proprio mistero che ha origine nelle profondità del Golfo di Guinea.

Un’eco dal profondo: la scoperta del segnale
La storia di questo fenomeno inizia nei primi anni ’60, quando il geologo Jack Oliver, analizzando i dati sismici, si imbatté in qualcosa di straordinario. Notò una vibrazione a bassa frequenza che si manifestava con una puntualità sorprendente. Nel suo studio del 1962, descrisse questa osservazione come una “tempesta di microsismi globali”. A differenza dell’imprevedibilità dei terremoti, questo segnale era metodico e costante, escludendo da subito cause banali come problemi tecnici o interferenze atmosferiche. Le indagini successive confermarono che l’origine era localizzata in un punto preciso al largo della costa occidentale africana, nella Baia di Bonny.
Onde oceaniche o vulcani sottomarini? Le ipotesi
Cosa genera questo impulso terrestre? Le teorie sono principalmente due, entrambe con punti di forza e debolezze. La prima, proposta dallo stesso Oliver, punta il dito contro le onde oceaniche. Tempeste violente nell’Atlantico meridionale genererebbero onde colossali che, viaggiando per migliaia di chilometri, si infrangerebbero con forza sulla particolare conformazione della piattaforma continentale nel Golfo di Guinea, facendola “risuonare”. A supporto di ciò, uno studio del 2006 ha notato che l’intensità del segnale aumenta durante l’inverno australe, in coincidenza con le maggiori mareggiate.
La seconda ipotesi chiama in causa l’attività vulcanica. L’epicentro del segnale è vicino all’isola di São Tomé, di origine vulcanica. Non si tratterebbe di un’eruzione classica, ma forse di processi legati al movimento di fluidi o gas in camere magmatiche sotterranee che, agendo come una valvola, rilascerebbero energia in modo ritmico. Ricerche più recenti, come quella pubblicata su Nature Communications Earth & Environment nel 2023, hanno complicato il quadro, scoprendo che a volte la frequenza del segnale “scivola”, accelerando leggermente per alcuni giorni. Questo comportamento suggerisce un meccanismo fisico complesso che nessuna delle due teorie attuali riesce a spiegare completamente.
Il “battito” di 26 secondi della Terra rimane un affascinante segreto che il pianeta custodisce gelosamente. È un ronzio silenzioso che ci ricorda quanto ancora ci sia da scoprire sul mondo che abitiamo. Questo impulso costante è una sfida per la geofisica e un invito a continuare l’esplorazione scientifica.
Per approfondire l’argomento, è possibile consultare le pubblicazioni e gli articoli di divulgazione su portali autorevoli come:
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