Nel cuore della “Mezzaluna Fertile”, dove i fiumi Tigri ed Eufrate disegnavano il destino delle prime civiltà, fiorirono racconti epici che ancora oggi riecheggiano nelle nostre culture. I miti e le leggende dei popoli mesopotamici, dai Sumeri ai Babilonesi, non erano semplici favole, ma il modo in cui l’umanità cercava di dare un senso al cosmo, alla vita, alla morte e al proprio posto nel grande schema delle cose. Queste storie, incise su tavolette d’argilla, ci svelano un mondo popolato da divinità potenti e capricciose, eroi tormentati e mostri primordiali.

La Creazione del Mondo dall’Abisso: l’Enuma Elish
Prima che il tempo avesse un nome, esisteva solo un caos acquoso. Da questo vortice emersero due entità primordiali: Apsu, l’acqua dolce, e Tiamat, l’acqua salata del mare. Dalla loro unione nacquero le prime generazioni di dei. Tuttavia, il chiasso della loro progenie disturbò il sonno di Apsu, che decise di sterminarli. Questo è il prologo dell’Enuma Elish, il poema babilonese della creazione.
Il giovane dio Ea scoprì il complotto e uccise Apsu, ma Tiamat, furiosa per la morte del suo consorte, scatenò una guerra terrificante, generando un’orda di mostri guidati dal suo nuovo sposo, Kingu. Fu allora che emerse un eroe: Marduk, il dio patrono di Babilonia. Gli altri dei, terrorizzati, gli promisero la sovranità in cambio della vittoria. Marduk affrontò Tiamat in una battaglia cosmica, la sconfisse e divise il suo corpo in due: con una metà creò la volta celeste, con l’altra la terra. Dal sangue di Kingu, invece, plasmò l’umanità, destinata a servire gli dei. Questo mito non solo spiegava l’origine del mondo, ma legittimava il potere di Babilonia e del suo dio principale.
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L’Epopea di Gilgamesh: la Cerca Vana dell’Immortalità
Forse il racconto più potente giunto a noi dalla Mesopotamia è l’Epopea di Gilgamesh. Gilgamesh era il re di Uruk, un sovrano potente ma tirannico, per due terzi divino e per un terzo umano. Per placare il suo orgoglio, gli dei crearono Enkidu, un uomo selvaggio che divenne il suo specchio e, dopo un’epica lotta, il suo più caro amico.
Insieme compirono imprese eroiche, come l’uccisione del mostruoso Humbaba, guardiano della Foresta dei Cedri. Ma la loro arroganza li portò a sfidare la dea Ishtar, che per vendetta causò la morte di Enkidu. La perdita dell’amico gettò Gilgamesh nella disperazione e, per la prima volta, lo mise di fronte alla terrificante realtà della morte. La sua successiva impresa divenne una ricerca ossessiva dell’immortalità. Il suo viaggio lo condusse ai confini del mondo, dove incontrò Utnapishtim, un uomo sopravvissuto al Diluvio Universale a cui gli dei avevano concesso la vita eterna. Come riportato nelle tavolette, Utnapishtim racconta: “Io ti voglio rivelare, o Gilgamesh, una cosa nascosta”. Gli svelò l’esistenza di una pianta che donava la giovinezza, ma sulla via del ritorno, un serpente la rubò a Gilgamesh mentre si bagnava. L’eroe tornò a Uruk a mani vuote, comprendendo infine che la vera immortalità non risiede nel vivere per sempre, ma nelle opere che si lasciano dietro di sé, come le possenti mura della sua città.
La Discesa di Inanna: un Viaggio nell’Oltretomba
Un altro mito fondamentale è quello della discesa della dea Inanna (la babilonese Ishtar) negli Inferi. Dea del cielo, dell’amore e della guerra, Inanna decise di visitare il “Paese del non ritorno”, governato da sua sorella Ereshkigal. Per entrare, fu costretta a spogliarsi di tutti i suoi abiti e poteri a ciascuna delle sette porte dell’oltretomba, giungendo nuda e indifesa al cospetto della sorella, che la uccise.
La sua assenza sulla terra causò la fine di ogni forma di fertilità e procreazione. Il saggio dio Enki, preoccupato, creò due creature che riuscirono a impietosire Ereshkigal e a ottenere il permesso di resuscitare Inanna con il cibo e l’acqua della vita. Tuttavia, nessuno poteva lasciare gli inferi senza fornire un sostituto. Inanna, tornata nel mondo dei vivi, trovò il suo sposo Dumuzi intento a festeggiare invece di piangerla, e lo scelse come suo sostituto. Questo mito potente simboleggia il ciclo delle stagioni, la morte e la rinascita della natura, un tema che influenzerà innumerevoli culture successive, come il mito greco di Persefone.
Un Pantheon per Governare il Mondo
Le divinità mesopotamiche erano profondamente umane nei loro comportamenti: amavano, odiavano, litigavano e complottavano. Tra le figure più importanti c’erano:
- Anu (An per i Sumeri): Il dio supremo del cielo, padre di tutti gli dei.
- Enlil: Dio dell’aria, del vento e delle tempeste, spesso collerico e punitivo. Fu lui a scatenare il Diluvio Universale.
- Enki (Ea per i Babilonesi): Dio della saggezza, della magia e delle acque dolci sotterranee. Spesso agiva come protettore dell’umanità.
- Ishtar (Inanna per i Sumeri): Dea complessa e potente, associata all’amore, alla fertilità ma anche alla guerra e alla distruzione.
- Shamash (Utu per i Sumeri): Il dio del sole e della giustizia, che tutto vedeva dal cielo.
L’influenza di queste narrazioni è immensa. Racconti come il Diluvio Universale mesopotamico, presente sia nell’Epopea di Gilgamesh che nel mito di Atrahasis, mostrano parallelismi impressionanti con la storia biblica di Noè. Secondo uno studio del British Museum, la scoperta della versione babilonese del diluvio nel XIX secolo sconvolse la comprensione delle origini delle Scritture. I miti e le leggende dei popoli mesopotamici non sono quindi solo storie antiche, ma le fondamenta di un immaginario collettivo che ha plasmato il pensiero occidentale per millenni.
Domande Frequenti (FAQ)
Qual è il mito mesopotamico più famoso? Senza dubbio l’Epopea di Gilgamesh. È considerato uno dei più antichi poemi epici della storia dell’umanità e affronta temi universali come l’amicizia, la paura della morte e la ricerca del senso della vita, rendendolo incredibilmente attuale ancora oggi.
Gli dei mesopotamici erano buoni o cattivi? Le divinità mesopotamiche non erano né puramente buone né cattive. Agivano in base a impulsi, emozioni e interessi personali, proprio come gli esseri umani. Potevano essere generosi e protettivi, ma anche gelosi, vendicativi e distruttivi, riflettendo l’imprevedibilità delle forze della natura che rappresentavano.
Che relazione c’è tra i miti mesopotamici e la Bibbia? Esistono notevoli parallelismi tra i miti mesopotamici e alcuni racconti biblici. Il più evidente è la storia del Diluvio Universale, che ha chiare somiglianze con il racconto di Utnapishtim nell’Epopea di Gilgamesh. Anche i miti della creazione presentano temi simili, suggerendo un’influenza culturale diretta.
Cosa rappresentava l’oltretomba per i Mesopotamici? L’oltretomba, conosciuto come Kur o Irkalla, non era un luogo di punizione o ricompensa. Era descritto come una “terra del non ritorno”, un luogo polveroso e oscuro dove le anime dei defunti conducevano un’esistenza umbratile e malinconica, un’eco sbiadita della vita terrena.
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