Se è vero che le motivazioni alla base di sentenze e decisioni giudiziarie non sempre sono facilmente comprensibili e per questo facilmente biasimabili, mai come in questo caso è difficile comprendere come si possa aver deciso di rimettere in libertà un uomo che ha cercato nientemeno di sterminare la sua intera famiglia, riuscendoci in parte.
La notizia è già rimbalzata su tutti i media: Mattia Del Zotto, 28 anni, è stato assolto dal Gip del Tribunale di Monza perché ritenuto totalmente incapace di intendere e volere al momento dei fatti, come lo hanno definito il perito incaricato dal giudice e quello della difesa.
L’uomo, nel 2017, acquistò del solfato di tallio su internet da un’azienda di Padova, poi lo disciolse nelle bottiglie di acqua custodite nella cantina della villa di Nova Milanese (Monza) dove abitava con genitori, nonni, zii e una badante, avvelenando tutti tranne mamma e papà, perché voleva «punire gli impuri».
Sei rimasero avvelenati, mentre in tre persero la vita: Giovanni Battista Del Zotto, Maria Gioia Pittana e Patrizia Del Zotto.
A quanto pare, però, familiari sopravvissuti del giovane, ancora residenti nella stessa villetta di Nova Milanese, “hanno preso bene la sentenza, sapendo perfettamente che il giovane abbia bisogno di essere curato”.