Cosa si prova a morire e poi tornare indietro? È una domanda che affascina e spaventa da sempre. Matthew Allick, un uomo britannico di 42 anni, non solo ha la risposta, ma la sua incredibile storia è diventata un potente messaggio di speranza e gratitudine. Un racconto che ci porta ai confini della vita.

Cronaca di un cuore che si ferma
Tutto è iniziato con segnali quasi impercettibili: un po’ di fiatone, i piedi gonfi. Matthew, uomo attivo e in salute, li aveva attribuiti al nuovo turno di notte, un semplice adattamento del suo corpo. Ma la realtà era molto più drammatica. Un giorno, salire un singolo gradino è diventato uno sforzo insormontabile. “Devi chiamare un’ambulanza”, ha detto a un amico, pur senza avvertire un dolore reale.
Arrivato in ospedale, la situazione è precipitata. A una domanda dei medici sul livello di dolore, la sua risposta è stata spiazzante: “Prima era zero, ora è tredici”. Subito dopo, il suo cuore ha smesso di battere. Arresto cardiaco. Per dieci, lunghissimi minuti, Matthew è stato clinicamente morto. La diagnosi, come riportato da diverse testate tra cui il Daily Mail, è stata devastante: embolia polmonare massiva. Enormi coaguli di sangue, grandi “quanto una palla da cricket”, ostruivano le arterie tra cuore e polmoni.
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Il risveglio e una nuova missione
L’équipe medica è intervenuta con una procedura disperata. Un massaggio cardiaco così energico da provocare un’emorragia interna e scariche di defibrillatore sono state la sua unica speranza. Contro ogni previsione, il suo cuore ha ripreso a battere. Indotto in coma farmacologico per stabilizzare le sue condizioni, il suo risveglio è stato sorprendentemente sereno. “Ricordo di essermi svegliato e di aver avuto la sensazione di aver dormito. Tutto era calmo. Era come un sonno tranquillo, sereno”, ha raccontato.
Dell’esperienza della “morte”, nessun ricordo. Nessuna luce bianca, nessun tunnel. Solo un vuoto, un sonno pacifico. Questa assenza di esperienza è di per sé una testimonianza potente. Ciò che invece è rimasto indelebile è il senso di gratitudine. La sua guarigione, definita miracolosa dai medici, è stata possibile anche grazie a numerose trasfusioni di sangue. Questa consapevolezza ha trasformato la sua vita, spingendolo a diventare un portavoce per l’importanza della donazione. In particolare, come sottolineato anche dal servizio sanitario nazionale britannico (NHS), Matthew promuove la necessità di donatori provenienti da comunità etniche diverse, poiché la compatibilità del sangue è spesso cruciale per il successo delle terapie.
Conclusione
La storia di Matthew non è solo il racconto di una sopravvivenza miracolosa, ma un potente invito a riflettere sul valore della vita e sull’importanza di un gesto semplice come la donazione di sangue. Un’esperienza ai confini della realtà che ci ricorda quanto siamo fragili, ma anche quanto può essere forte la nostra resilienza.
Per approfondire l’importanza della donazione di sangue e scoprire come puoi fare la differenza, puoi visitare i siti di AVIS o del Centro Nazionale Sangue.
Curiosa per natura e appassionata di tutto ciò che è nuovo, Angela Gemito naviga tra le ultime notizie, le tendenze tecnologiche e le curiosità più affascinanti per offrirtele su questo sito. Preparati a scoprire il mondo con occhi nuovi, un articolo alla volta!