- Neuralink ha presentato i primi risultati su un impianto neurale in grado di simulare la percezione visiva;
- Il dispositivo, chiamato Blindsight, è stato testato con successo su primati non umani;
- La tecnologia apre scenari concreti per il recupero della vista e per nuove forme di interazione uomo-macchina.

Blindsight: il chip cerebrale che fa “vedere” l’invisibile
Durante la conferenza Neural Interfaces, l’ingegnere Joseph O’Doherty di Neuralink ha presentato un dato sorprendente: alcune scimmie, pur non ricevendo stimoli visivi reali, hanno reagito come se vedessero oggetti inesistenti. Questo esperimento è stato possibile grazie a Blindsight, un impianto cerebrale sviluppato per stimolare la corteccia visiva e simulare la percezione ottica.
In due casi su tre, gli animali coinvolti hanno direzionato lo sguardo verso immagini che non esistevano realmente, dimostrando che il dispositivo è in grado di attivare le aree del cervello legate alla vista anche in assenza di input esterni. È il primo riscontro pubblico su una tecnologia che, secondo Neuralink, potrebbe restituire la vista a persone cieche.
Come funziona Blindsight?
Blindsight è parte di una più ampia strategia di sviluppo di interfacce cervello-computer (BCI), il cui obiettivo è creare una connessione diretta tra cervello e dispositivi digitali. Questo impianto, ancora in fase sperimentale, agisce direttamente sulla corteccia visiva primaria, emulando l’attività neuronale che normalmente avviene in presenza di stimoli visivi.
Neuralink prevede che Blindsight possa un giorno supportare forme di visione alternative, come la percezione a infrarossi, e integrarsi con occhiali intelligenti capaci di ricevere input visivi e trasmetterli al cervello tramite l’impianto.
Qual è lo stato attuale dei test?
Attualmente, Blindsight non è approvato per l’uso umano, ma Elon Musk ha dichiarato l’intenzione di iniziare i test clinici entro la fine dell’anno. Le prime prove sono state condotte su scimmie, il cui cervello presenta una corteccia visiva facilmente accessibile per la neurostimolazione.
Oltre al progetto Blindsight, Neuralink ha già impiantato altri dispositivi in cinque persone, tre delle quali nel 2024. Alcuni utenti utilizzano l’interfaccia neurale fino a 60 ore settimanali per controllare computer e dispositivi esterni semplicemente con il pensiero.
Stimolazione del midollo spinale: un passo verso il recupero motorio
Un altro progetto presentato durante la conferenza ha mostrato come Neuralink stia sperimentando la stimolazione del midollo spinale. In un esperimento condotto su primati, l’attivazione neurale ha prodotto il movimento controllato di alcuni muscoli, suggerendo che la neurostimolazione potrebbe ripristinare funzioni motorie compromesse, come già studiato in parallelo da altri gruppi di ricerca come EPFL NeuroRestore e la Stanford Neural Prosthetics Lab.
Implicazioni future: interazione uomo-macchina ed etica dell’intelligenza artificiale
Elon Musk ha più volte sottolineato che queste tecnologie potrebbero prevenire scenari distopici legati all’AI, creando un canale diretto tra mente e macchina. Neuralink, in sinergia con altri progetti come quelli della società xAI, mira a umanizzare l’intelligenza artificiale e rendere l’uomo parte attiva dell’evoluzione tecnologica, non un semplice osservatore.
Il futuro di Blindsight potrebbe quindi non limitarsi alla medicina, ma estendersi a nuove forme di percezione aumentata, potenziamento sensoriale e accessibilità universale.