Occhio alle emoji, non hanno un significato universale

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Le emoji, o emoticons, le cosiddette “faccine” dovevano essere “l’inglese del futuro” a detta di qualcuno, per via della facile comprensione visiva, ma c’è qualcosa che non va: le emoji cambiano forma a seconda delle piattaforme e, a volte, possono essere fraintese. Tra quelle che disorientano di più c’è la faccina sorridente con i denti in bella mostra; il consorzio internazionale che si occupa di tutelare l’interoperabilità dei testi fra lingue e piattaforme informatiche diverse, Unicode, l’ha classificata come carattere 1F601, ma secondo lo studio del GroupLens Research dell’università del Minnesota quell’emoji non è compresa allo stesso modo.

Se quella faccina viene inviata da un device Apple a un’altro Google il significato cambia. Questo perché le emoji cambiano forma a seconda dei sistemi operativi. Un’altra emoji estremamente fraintesa sotto l’aspetto emotivo è anche quella più famosa, ovvero la faccina che lacrima dal ridere, seguita da quella che piange a catinelle (molto diversa tra i vari sistemi operativi) la scimmietta che si copre gli occhi, l’emoji assonnata. Meno confusione per le faccine d’amore, come quella con gli occhi a forma di cuore, quella che fa l’occhiolino, ecc. Insomma, a una prima analisi sembra che la confusione avvenga con le sfumature, ovvero quelle emoticons che sorridono, ma non troppo, che sono tristi, ma non disperate. E’ ovvio che le emoji hanno significati molto elastici poiché accompagnano sempre il contesto della conversazione in corso.

Il team dell’Ateneo del Minnesota, composto da Hannah Miller, Jacob Thebault-Spieker, Shuo Chang, Isaac Johnson, Loren Terveen e Brent Hecht ha utilizzato un sondaggio online per studiare il fenomeno, illustrando i risultati in un rapporto: “Abbiamo studiato 22 fra le più popolari emoji antropomorfe ma in circolazione ce ne sono 1.282, incluse quelle senza elementi umani così come abbiamo preso in esame le cinque piattaforme più popolari. Ma ce ne sono almeno 17 con le loro emoji specifiche. Infine, abbiamo analizzato solo una versione di ogni emoji per ciascuna piattaforma, anche se gli utenti non usano costantemente la stessa versione del sistema operativo. Ad esempio, le emoji di Android 4.4 sono sensibilmente diverse da quelle della quinta versione, a loro volta differenti da quelle di Android 6.1 usate nello studio. Impossibile studiare tutte le versioni di emoji”, si legge  nel documento.

“Le nostre scoperte suggeriscono che gli utenti non potrebbero che beneficiare dalla convergenza del design fra le varie piattaforme il fatto che i caratteri siano mappati e compatibili sui vari sistemi non significa che l’interpretazione sia altrettanto standardizzata. Far convergere questa resa estetica potrebbe ridurre la variazione e abbattere le contraddizioni della comunicazione. Ma è pur vero che un elevato livello di fraintendimento rimane anche all’interno delle stesse piattaforme, quando le persone si trovano di fronte agli stessi identici simboli. L’ipotesi è che vi sia una sorta di compromesso quando ci si trova ad analizzare un’emoji di sfumatura. Compromesso che spesso conduce a un’ampia gamma di interpretazioni sbagliate”, spiegano nel rapporto dell’indagine.

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