Primo intervento di sostituzione retina artificiale

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E’ a tutti gli effetti il primo intervento con una retina artificiale, sappiamo bene che la retina è una membrana che fa parte della parte interna del nostro bulbo oculare ed è una delle componente fondamentale per le recezione della “visione” così come, fortunatamente, tutte le persone che ne possono godere utilizzano quotidianamente, si tratta di una formazione di cellule recettoriali responsabili della trasformazione dell’energia luminosa in potenziale elettrico.

Con le sue cellule sensibili alle radiazioni luminose invia al cervello (attraverso il nervo ottico) le informazioni da interpretare.

La retina si potrebbe paragonare a un sensore di una macchina fotografica digitale: ha l’importante compito di trasformare le immagini in impulsi nervosi che il nervo ottico trasmette poi al cervello (le aree corticali deputate alla visione si trovano principalmente nella zona occipitale).

Quando gli stimoli luminosi entrano nell’occhio e colpiscono la retina, i coni e i bastoncelli vengono attivati: si tratta di strutture altamente specializzate che dapprima catturano la luce e poi la trasformano in impulsi elettrici (interagendo con altre importanti cellule nervose della retina), trasmettendoli poi alle fibre del nervo ottico.

La retina ricopre indicativamente un’area di 2.500 mm2. Il suo spessore oscilla tra i 100 e i 230 micron, ma in genere è di circa 120 micron (ossia 0,12 decimi di millimetro).

Purtroppo, come tutti gli organi del nostro corpo, può andare incontro ad alterazioni che possono provocare numerosissimi sintomi, diversi per intensità e precocità (in base alla localizzazione ed estensione dell’area retinica coinvolta), che molto spesso però non coinvolgono prettamente o esclusivamente la retina.

I sintomi più frequenti sono, nelle patologie retiniche centrali, un calo della vista, la distorsione delle immagini (metamorfopsie), un’anomala percezione dei colori e la comparsa di una macchia scura centrale ( scotoma).

Occhio, prima retina artificiale impiantata in Italia

Occhio, prima retina artificiale impiantata in Italia

Nei casi più gravi, problemi alla retina possono portare anche alla cecità irreversibile, ma per fortuna i passi da gigante che la scienza sta compiendo stanno permettendo di ridare una speranza a quanti sono alle prese con problematiche simili.

Per la prima volta in Italia, secondo quanto riportato dall’ospedale San Raffele di Milano, è stato eseguito l’impianto di una protesi sottoretinica – un vero e proprio modello di retina artificiale – in una donna non vedente.

Il delicatissimo intervento è stato condotto da un’equipe di specialisti in chirurgia vitreoretinica e oftalmoplastica dell’Unità di Oculistica, diretta dal professor Francesco Maria Bandello. La paziente, una donna di 50 anni, è affetta sin dalla giovane età da retinite pigmentosa, una malattia genetica dell’occhio che provoca la graduale riduzione della vista. I primi sintomi sono iniziati durante l’adolescenza e in seguito la visione si è gradualmente ridotta fino a esaurirsi totalmente.

La retina artificiale è un dispositivo fotovoltaico composto da polimeri organici a base di carbonio capaci di interagire con i neuroni della retina. A differenza delle altre protesi robotiche visive, realizzate con materiali rigidi come il silicio, la retina artificiale è più flessibile, leggera e biocompatibile.

Questa protesi retinica si comporta come una micro cella solare: sostituendosi ai fotorecettori della retina danneggiati, converte la luce in segnali elettrici che a loro volta vengono trasmessi al nervo ottico e quindi al cervello. Inoltre, per funzionare non ha bisogno di occhiali o batterie esterne: è fotovoltaica e si alimenta da sola.

Il team ha inserito il microchip al di sotto della retina della donna, mentre il circuito di collegamento che lo unisce all’amplificatore del segnale elettrico è stato posizionato dietro all’orecchio, nella regione retroauricolare, sotto la pelle.

Attualmente questo nuovo modello di protesi sottoretinica è stato impiantato solo in pochissimi pazienti ed esclusivamente in due centri europei.

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