Omeopatia, per i medici non ci sono prove scientifiche a supporto

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L’omeopatia (dal greco ὅμοιος, òmoios, «simile» e πάθος, pàthos, «sofferenza») è una pratica di medicina alternativa basata sui principi formulati dal medico tedesco Samuel Hahnemann nella prima metà del XIX secolo.

Per meglio comprendere la natura della teoria omeopatica, è necessario considerare in quale ambito storico essa si formò. Nel diciottesimo secolo coesistevano due grandi linee di pensiero sulla natura della medicina: una che cercava le cause generali delle malattie e l’altra che voleva abbandonare le speculazioni teoriche deduttive per concentrarsi invece sulle osservazioni e le misurazioni dirette dei fenomeni, tramite esperimenti controllati. Dal punto di vista pratico, la medicina del tempo si basava su una Materia Medica mista, tra empirismo e tradizione, ricca di formulazioni polifarmaceutiche e salassi, con fortissimi dubbi sulla natura delle azioni dei rimedi.

Su questo sfondo che il medico tedesco decise di radicare la sua rivoluzione, che arriva fino ai giorni nostri.

L’omeopatia oggi è la più diffusa tra le medicine non convenzionali, tanto che oltre 10 milioni di Italiani sono ricorsi almeno una volta ai rimedi omeopatici.

Con la medicina omeopatica si somministrano infatti sostanze simili all’agente che produce quel tipo di malattia. In questo modo si stimola una reazione immunitaria adeguata che va a rinforzare le difese dell’organismo favorendo la guarigione o prevenendo la patologia. L’omeopatia mette in primo piano il malato e non la malattia, proponendosi di curare non tanto la patologia in sé quanto il “terreno” su cui la malattia sta agendo.

In alcuni Paesi come Francia e Germania i rimedi omeopatici vengono addirittura rimborsati parzialmente o totalmente dal servizio di sanità pubblica e l’omeopatia viene praticata all’interno del Servizio Sanitario in ambulatori ospedalieri.

Eppure, nonostante il grande successo riscosso in questi anni, l’omeopatia non ha alcuna base scientifica e gli effetti riportati da chi la utilizza sono con buona probabilità dovuti all’effetto placebo.

E’ quanto si legge in una scheda informativa della Fnomceo (Federazione degli Ordini dei Medici), in cui si spiega che “diversi studi hanno evidenziato che nessuna patologia ottiene miglioramenti o guarigioni grazie ai rimedi omeopatici. Nella migliore delle ipotesi gli effetti sono simili a quelli ottenuti con sostanze inerti”.

Gli esperti sottolineano che “l’effetto placebo è conosciuto da tempo, ha una base neurofisiologica nota e funziona anche su animali e bambini, ma il suo utilizzo in terapia è eticamente discutibile e oggetto di dibattito”. Per effetto placebo si intende il miglioramento delle condizioni di un paziente che ha risposto fiducia nel potere curante di un farmaco in realtà inerte, privo di principi attivi specifici per la sua malattia.

Nel documento si spiega anche perché sono proprio i medici a prescrivere i farmaci omeopatici. “In Italia – si legge – l’omeopatia può essere praticata solo da medici chirurghi abilitati alla professione. Questa norma non intende attribuire una base scientifica a questa pratica, ma solo garantire da una parte il diritto alla libertà di scelta terapeutica da parte del cittadino e dall’altro un uso integrativo e limitato alla cura di disturbi poco gravi e autolimitanti, evitando il rischio di ritardare una diagnosi più seria o che il paziente stesso sia sottratto a cure di provata efficacia”.

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