Rivoluzionario trapianto per vincere il diabete di tipo 1

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Il mondo della medicina continua a fare progressi, anche la tecnologia, tra l’altro, ha dato una grossa mano proprio in questo campo, oggi nel caso specifico si parla di diabete e di trapianti.

Il diabete è una delle malattie più diffuse in questo secolo, e purtroppo finora non ha una cura definitiva: se esistono compresse ed iniezioni quotidiane che aiutano a mantenere il giusto equilibrio di insulina nel sangue, è anche vero che nulla riesce a ripristinare la produzione dell’insulina stessa da parte del pancreas, quando questo ha smesso di funzionare.

Vi è poi il caso del diabete giovanile –noto anche con il nome di diabete di tipo 1- una patologia che colpisce prevalentemente i giovani: le persone che ne soffrono subiscono la progressiva distruzione, ad opera del proprio sistema immunitario, delle cellule del pancreas che producono l’insulina.

Secondo le ultime statistiche dell’Organizzazione Mondiale della Sanità a soffrirne sarebbe circa il 3% della popolazione mondiale.

Il Diabetes Research Institute (Dri) dell’Università di Miami ha però sottoposto con successo un paziente al primo trapianto “biotech” di isole pancreatiche: l’operazione rappresenta un primo importante passo verso lo sviluppo del BioHub, un “mini organo” bioingegnerizzato che imita il pancreas nativo per ripristinare la naturale produzione di insulina nei pazienti con diabete di tipo 1.

“Questo è il primo caso in cui le isole sono state trapiantate con tecniche di ingegneria tissutale all’interno di una impalcatura biologica e riassorbibile sulla superficie dell’omento, tessuto che riveste gli organi addominali” – ha spiegato Camillo Ricordi, professore di chirurgia e direttore del Dri e del Centro Trapianti Cellulari presso l’Università di Miami – Il sito è accessibile con la chirurgia minimamente invasiva ha lo stesso apporto di sangue e permette di minimizzare la reazione infiammatoria e quindi il danno alle isole trapiantate”.

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