Sentirsi a pezzi, con la testa pesante e le ossa rotte. Spesso è il primo campanello d’allarme, ma la vera conferma arriva solo da lui: il termometro. Ma qual è la linea di demarcazione tra una temperatura normale e uno stato febbrile? Non esiste un numero magico uguale per tutti, la risposta cambia a seconda dell’età e di come viene misurata.

La temperatura corporea non è sempre 37°C
Prima di tutto, sfatiamo un mito. La temperatura corporea “normale” non è un valore fisso di 37°C. Ognuno di noi ha una sua temperatura basale, che può oscillare leggermente durante la giornata. Di solito è più bassa al mattino appena svegli e tende a salire verso sera. Anche l’attività fisica, il ciclo mestruale o persino un pasto abbondante possono influenzare il risultato. In linea generale, una temperatura corporea normale in un adulto si attesta tra i 36,5°C e i 37,2°C.
Quando si può parlare di febbre? Dipende da dove misuri
Il punto in cui si posiziona il termometro è fondamentale per interpretare correttamente il valore. Vediamo le differenze:
- Misurazione ascellare: È la più comune e semplice. In un adulto, si inizia a parlare di febbre quando la temperatura supera i 37,2°C – 37,5°C.
- Misurazione orale (sotto la lingua): Questo metodo è più preciso di quello ascellare. La soglia per la febbre si alza leggermente, attestandosi intorno ai 37,5°C – 37,8°C.
- Misurazione rettale: Considerata la più attendibile, soprattutto per i più piccoli. In questo caso, si parla di febbre quando il termometro segna 38°C o più.
La febbre nei bambini e nei neonati: soglie diverse
Quando si tratta di bambini, l’attenzione deve essere maggiore e le soglie cambiano.
- Bambini: Generalmente, una misurazione rettale pari o superiore a 38°C è considerata febbre. Se si utilizza il termometro sotto l’ascella, la soglia si abbassa a circa 37,5°C.
- Neonati (sotto i 3 mesi): Nei piccolissimi, anche un lieve rialzo termico va monitorato con attenzione. Una temperatura rettale di 38°C è già considerata un segnale importante che richiede di consultare il pediatra. La misurazione ascellare, invece, indica uno stato febbrile già a 37,2°C.
Non è solo un numero: i sintomi che accompagnano la febbre
Il valore sul termometro è l’indicatore principale, ma la febbre raramente si presenta da sola. È una reazione del nostro corpo che sta combattendo contro un’infezione o un’infiammazione, e porta con sé una serie di sensazioni ben precise:
- Brividi e sensazione di freddo: Spesso sono il primo segnale che la temperatura sta salendo. Il corpo trema per produrre calore.
- Sudorazione: Quando la febbre inizia a scendere, il corpo cerca di disperdere il calore in eccesso attraverso il sudore.
- Dolori muscolari e articolari: La classica sensazione di avere le “ossa rotte”.
- Mal di testa: Un compagno quasi immancabile degli stati febbrili.
- Debolezza e stanchezza generale: Il corpo impiega molte energie per combattere l’agente esterno, lasciandoci spossati.
- Perdita di appetito: È un meccanismo di difesa naturale per concentrare tutte le risorse nella guarigione.
Riconoscere quando una temperatura si può considerare febbre è il primo passo per prendersi cura di sé. Ricorda che la febbre non è una malattia, ma un sintomo. Un periodo di riposo e una buona idratazione sono spesso i primi e più efficaci rimedi. Tuttavia, se la temperatura è molto alta, persiste per più giorni o è accompagnata da sintomi preoccupanti, è sempre bene rivolgersi al proprio medico.
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