Quanto guadagna un redattore online (al mese / ad articolo)?

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Quello dell’editoria digitale è un mondo in continua espansione, che ha raggiunto, nel giro di pochi anni, proporzioni da record e che non accenna minimamente ad arrestarsi. Come potete facilmente intuire, quindi, per tutti coloro che intendono fare della scrittura una fonte stabile di guadagno, è essenziale mantenere un occhio vigile su eventuali proposte e opportunità lavorative provenienti da testate digitali, web-magazine, blog e quant’altro.

Quanto guadagna un redattore online

Dall’attualità all’economia, dalla crescita personale alla cura della bellezza, in Rete si scrive di tutto e per qualsiasi tipo di pubblico. Va da sé che, in un ambito così variegato, chiunque può ritagliarsi il proprio spazio senza grosse difficoltà, specialmente se in possesso di competenze ben consolidate in un dato settore. Il titolo di studio, in tal caso, costituisce una marcia in più rispetto ai “concorrenti”, ma non è considerato un requisito imprescindibile.

Per trovare un impiego come redattore sul web o, cosa più probabile, per instaurare una collaborazione a lungo termine con un quotidiano, una rivista online o un blog tematico, non occorrono particolari abilità informatiche. Spesso, infatti, i contenuti vengono caricati su CMS – il più noto dei quali è WordPress – davvero intuitivi. Altre volte, invece, l’autore consegna il pezzo in formato Word o lo condivide tramite Google Drive con il resto della redazione.

Ma quanto si può arrivare a guadagnare in questo settore?

La risposta è: dipende.

Ad incidere sul compenso dei redattori, infatti, è in primo luogo l’esperienza. È chiaro, cioè, che un autore che ha appena iniziato a scrivere articoli e che, quindi, a malapena conosce le “regole del gioco” (vedi, per esempio, quelle inerenti all’ottimizzazione SEO) riceve una paga inferiore rispetto a colleghi ben più avviati. A volte, inoltre, è preferibile svolgere un periodo di “tirocinio”, affiancati da professionisti qualificati, per poter carpire i segreti del mestiere.

Veniamo, tuttavia, a questioni ben più pratiche: il costo di un articolo per un giornale online o un blog di medio livello può essere calcolato in base alla lunghezza (si parte, in genere, da un minimo di 0,015 euro a parola, per arrivare a cifre ben più alte per contenuti di carattere tecnico-specialistico). In altri casi, invece, si preferisce applicare una tariffa forfettaria: da un minimo di 15-20 euro per brevi news a diverse centinaia di euro per pezzi più articolati.

Anche il grado di autorevolezza della “penna” va ad influenzare il compenso economico. Un redattore esperto – ad esempio, un avvocato che si occupa di questioni giuridiche o un noto critico cinematografico che recensisce un film in uscita nelle sale – può richiedere cifre anche piuttosto consistenti, soprattutto se vanta un certo seguito sui social e/o una solida reputazione sul campo.

Di conseguenza, se volete calcolare lo “stipendio” di un redattore, a meno che la collaborazione non preveda un fisso settimanale / mensile, vi basta sommare i singoli compensi ottenuti nel periodo in questione.

Capita di frequente, poi, che chi scrive contenuti per il web non si limiti a realizzare articoli. Spesso, infatti, il “mestiere” del redattore finisce per sconfinare nel ramo della comunicazione, oppure ancora del marketing.

Si tratta, ad ogni modo, di un’attività caratterizzata da un’ampia dose di autonomia. Basti pensare che una netta percentuale di redattori non ha neppure una postazione “fisica” all’interno dell’ufficio – cosa che si è accentuata ancor più nei periodi di lockdown – e neppure un contratto da impiegato a tempo determinato. Per questo tipo di collaborazioni, infatti, si utilizza maggiormente la cessione del diritto d’autore o la Partita IVA.

Dunque, se la vostra carriera nel mondo dell’editoria digitale ha superato lo scoglio iniziale o, ancora, se vorreste sperimentare altre forme di lavoro online (ad esempio, presso una web agency) in veste di freelance, è buona norma contattare uno studio, un professionista o un consulente fiscale telematico – come Fiscozen, per citare uno dei più noti – e richiedere un confronto.

In tal modo, potreste valutare l’opzione “aprire Partita IVA” e definire gli aspetti più tecnici – come il regime fiscale, nonché il Codice ATECO che meglio rispecchia la vostra professione – senza rischiare di far confusione.

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