Quelli che si ammalano di più sono i dipendenti pubblici del sud Italia

VEB

Se la malattia, purtroppo, non guarda in faccia nessuno, a leggere certe ricerche che riguardano i lavoratori italiani, qualche dubbio potrebbe pur venire.

Se qualche mese fa una precedente ricerca aveva mostrato come il giorno in cui ci si ammala di più è il lunedì, un recente studio ha invece diviso i lavoratori ammalati a seconda del settore in cui sono impiegati e della provenienza geografica.

Nel triennio 2012-2014 si è assistito ad un vero e proprio boom di assenze per malattia tra i dipendenti del pubblico impiego. Questo, afferma un’indagine della Cgia di Mestre, è avvenuto soprattutto nelle regioni del Sud.

Nel triennio 2012- 2014, infatti, sempre secondo l’associazione con sede a Mestre, il trend specifico ha fatto registrare una vera impennata: +15,1%, dato quasi doppio rispetto alla media-Italia (+8,8%) e molto più alto anche se si guarda al riscontro meridionale (+8,7%). In valori assoluti, quantificati nella ricerca come «eventi di malattia» (ossia il numero dei dipendenti che hanno effettivamente presentato almeno un certificato medico), se nel 2012 i pubblici dipendenti che non avevano timbrato per curarsi erano stati, in regione, quasi 474 mila, due anni più tardi — nel 2014, appunto — sono aumentati fino a superare quota 545 mila. Per un incremento di oltre 70 mila unità produttive.

Però attenti: la Cgia rifugge le strumentalizzazioni. Per il coordinatore della Cgia Paolo Zabeo: “Nella sanità, nella scuola e tra le forze dell’ordine, ad esempio possiamo contare su del personale che ci viene invidiato dal resto d’Europa”.

Quindi occhio a non generalizzare è il messaggio del coordinatore Cgia, perché “è doveroso colpire con maggiore determinazione chi non fa il proprio dovere, vale a dire coloro che, assentandosi ingiustificatamente, recano un danno all’ente per cui lavorano, ai propri colleghi e, più in generale, a tutti i contribuenti”.

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