Tra le opere meno conosciute, ma più affascinanti, attribuite a Leonardo da Vinci, c’è un dipinto che negli ultimi anni ha attirato l’attenzione di esperti, storici dell’arte e persino software di riconoscimento facciale: il “Ritratto di Dama” (conosciuto anche come La Belle Ferronnière), conservato al Louvre.
A differenza della celeberrima Monna Lisa, questa dama non sorride. Il suo sguardo è diretto, enigmatico, ma quasi accusatorio. E da secoli una domanda aleggia intorno a quel volto: chi era questa donna?

L’enigma dell’identità
Il dipinto è attribuito al periodo milanese di Leonardo (tra il 1490 e il 1496), quando lavorava alla corte di Ludovico il Moro, duca di Milano.
E qui iniziano le ipotesi:
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- Alcuni sostengono che si tratti di Lucrezia Crivelli, amante del duca;
- Altri credono sia Beatrice d’Este, sua moglie;
- C’è chi ipotizza una dama anonima scelta per la sua bellezza, forse per motivi simbolici;
- Secondo una teoria recente, potrebbe essere Cecilia Gallerani, la stessa donna ritratta ne La Dama con l’ermellino, ma in età più matura.
Nel 2023, uno studio condotto con AI e comparazione facciale 3D ha effettivamente trovato similitudini con il volto della Dama con l’ermellino, ma nessuna prova definitiva.
Un ritratto leonardesco… ma è davvero suo?
Anche l’attribuzione del dipinto ha fatto discutere per secoli.
Lo stile, l’uso della luce, lo sfumato e l’intensità dello sguardo sono tipicamente leonardeschi. Tuttavia, alcuni esperti lo attribuiscono a un allievo del maestro, come Boltraffio o Melzi, mentre altri sostengono che Leonardo ne abbia dipinto solo una parte, magari il volto, lasciando il resto all’atelier.
In ogni caso, il dipinto mostra una raffinatezza psicologica rara, che lascia emergere un’identità forte, consapevole, forse persino provocatoria. Un tratto che Leonardo riservava solo ai soggetti che riteneva veramente straordinari.
Un dettaglio curioso: il nome “Ferronnière”
Il nome con cui il dipinto è oggi conosciuto — La Belle Ferronnière — non ha nulla a che fare con l’identità reale della donna.
Viene da un errore settecentesco, quando il Louvre scambiò il soggetto con un’amante di Francesco I di Francia, moglie di un mercante di ferri (ferronnier). Ma non c’è alcun legame storico con lei.
Il nome è sopravvissuto… ma è sbagliato.
Come se un codice sbagliato fosse diventato la chiave ufficiale.
E nel 2025?
Nel 2025, l’uso dell’intelligenza artificiale per analizzare tratti somatici, pigmenti e stili pittorici ha fatto passi da gigante.
Una nuova ricerca condotta tra Italia, Francia e Stati Uniti sta tentando di incrociare volti di ritratti leonardeschi con descrizioni testuali dell’epoca e database genealogici, nel tentativo di identificare con certezza i soggetti delle opere.
Il progetto, chiamato Leonardo Genome, usa AI per mappare relazioni sociali, tratti genetici e testimonianze artistiche… e la dama senza nome è tra le priorità.
Perché ci affascina?
Perché non sapere chi fosse, rende quella donna un archetipo del mistero. È tutte le donne e nessuna. È musa, amante, intellettuale… o forse qualcosa che Leonardo ha voluto custodire solo per sé.
E in un’epoca come la nostra, dove tutto è esposto, catalogato, geolocalizzato, lei resiste al tempo con un’identità che ci sfugge.
E forse, proprio per questo, non smette di guardarci.
Curiosa per natura e appassionata di tutto ciò che è nuovo, Angela Gemito naviga tra le ultime notizie, le tendenze tecnologiche e le curiosità più affascinanti per offrirtele su questo sito. Preparati a scoprire il mondo con occhi nuovi, un articolo alla volta!




