Nell’antichità ne sono stati compiuti di scempi, di stragi e persecuzioni senza motivo e senza scopo se non quello di seminare odio e rancore, ma ben pochi sono stati insensati come quelle ai danni delle persone con i capelli rossi.
Sì, avete capito bene: dopo che i romani avevano conosciuto i popoli nordici e ne erano stati sconfitti, cominciarono ad identificarli come barbari e selvaggi e, poiché molti di questi avevano barba e capigliatura rossiccia, avere i capelli rossi all’epoca voleva dire essere presi di mira.
Nei secoli il pregiudizio divenne sempre più negativo, fino ad associare al colore rosso un significato malefico e demoniaco: intorno all’anno mille uomini ma soprattutto donne dai capelli ramati venivano messi addirittura al rogo.
E l’insensato pregiudizio è arrivato fino a noi: molti detti e proverbi antichi vedono protagonisti coloro che hanno i capelli rossi come portatori di sfortuna e sfiga.
In realtà, per l’ennesima volta, la scienza arriva salvifica a spiegare che non è altro che una questione di genetica.
Il rutilismo o eritrismo è la caratteristica delle persone che hanno capelli rossi, biondo ramato o castano ramato, una caratteristica che si eredita attraverso i geni. I geni che determinano la chioma fulva sono molto complessi.
Uno dei principali, per esempio, ha ben 40 varianti tra le quali solo sei generano i capelli rossi. Inoltre si tratta di un gene recessivo e un bambino, per nascere con i capelli rossi, deve ereditare ben due di questi geni, uno da ciascun genitore.
Ad oggi, la nazione in assoluto con il maggior numero di persone con i capelli rossi è la Gran Bretagna e in particolare queste sono presenti in Scozia e Irlanda, dove rappresentano rispettivamente il 13 e il 10 per cento della popolazione.