Scompenso cardiaco patologia insidiosa che colpisce un milione di italiani

VEB

Lo scompenso cardiaco è una patologia causata dall’incapacità del cuore di assolvere alla normale funzione contrattile di pompa e di soddisfare il corretto apporto di sangue a tutti gli organi.

Questo non significa che il cuore si è fermato o è a rischio di cessare di battere. Significa che non pompa più sangue come dovrebbe, cioè non si riempie adeguatamente o non ha una forza sufficiente per svuotarsi e non riesce ad immettere sangue in tutto il corpo, così come faceva prima della malattia. Ed una minore quantità di sangue circolante comporta naturalmente una minore disponibilità di ossigeno per i vari organi e la comparsa di sintomi.

Non è sempre facilmente evidente, nello stadio precoce, infatti, la malattia può essere asintomatica.

Quando cominciano i primi sintomi di scompenso si può avvertire un senso di stanchezza/debolezza o difficoltà di respiro (mancanza di fiato/respiro corto) specie dopo uno sforzo fisico o quando si è distesi. Si possono accusare anche accessi di tosse, mancanza di fiato durante la notte ed episodi di vertigini associati a senso di confusione mentale.

Nelle fasi più avanzate della malattia i sintomi infarto peggiorano per frequenza ed intensità: si può avvertire difficoltà di respirazione anche dopo semplici attività, come vestirsi o muoversi in casa.

Altri segni di accumulo di liquidi nel corpo sono la comparsa di gonfiore alle caviglie, piedi, gambe ed aumento rapido del peso corporeo. A volte si avverte il bisogno di urinare più spesso, soprattutto di notte.

Lo scompenso cardiaco è una malattia cronica a carattere evolutivo che può essere curata. È importante sapere che i sintomi specie se non riconosciuti o non valutati appieno, possono peggiorare nel tempo: conoscerne le manifestazioni aiuta a riconoscere e a trattare in tempo le complicazioni. Il trattamento riduce i sintomi, migliora la qualità della vita e rende possibile il ritorno a svolgere le proprie attività.

Purtroppo anche nel nostro paese è una patologia fin troppo diffusa e parallelamente non abbastanza conosciuta e prevenuta.

A Catania, in occasione di un incontro dell’Associazione Italiana Scompensati Cardiaci, sono stati diffusi numeri che raccontano quanto il problema sia diffuso.

In Italia, infatti, rappresenta addirittura la seconda causa di morte.

Nello specifico, colpisce quasi un milione di italiani causando circa 190 mila ricoveri l’anno e compromettendo pesantemente la qualità della vita di coloro che ne sono affetti, con una spesa totale pari a circa 3 miliardi l’anno.

Il convegno promosso da Aisc con il Patrocinio della Regione Sicilia ha affrontato le difficoltà quotidiane del paziente nella cura della malattia, le serie difficoltà all’accesso alla diagnostica ed alla terapia ed i vincoli burocratici che troppo spesso ancora soffocano la possibilità di un’efficace cura delle patologie.

Intanto, proprio in queste ore, a Torino, si è registrato un grandissimo successo per la prima tappa del tour parte della campagna di Novartis ‘I love life’ sullo scompenso cardiaco.

“Sono moltissimi”, informa una nota, “i cittadini che si sono recati in piazza San Carlo dalle 11 alle 13.30 per partecipare all’iniziativa. Il gruppo di artisti ‘Percussioni industriali’ ha suonato al ritmo del battito del cuore, mentre alcune cargo bike hanno percorso le strade della città per distribuire materiale informativo e un peluche del personaggio Cino, protagonista della campagna promossa con il patrocinio di Aisc-Associazione italiana scompensati cardiaci”.

La campagna ‘I love life. Il cuore è imprevedibile, lo scompenso no. Curarlo si può. Non lasciare andare la tua vita’ ha l’obiettivo di far conoscere l’importanza e la severità di questa patologia, per consentire a chi ne soffre di rivolgersi tempestivamente a uno specialista e trovare delle soluzioni che permettano di riprendere in mano la propria vita.

“Grazie alle recenti innovazioni terapeutiche – conclude la nota – oggi lo scompenso cardiaco può essere curato in maniera efficace con farmaci in grado di produrre benefici clinici a lungo termine. Studi clinici hanno dimostrato come questa nuova classe di farmaci (gli Arni) prolunghi la durata della vita con valori medi intorno a un anno e mezzo in un soggetto di 60 anni, ma con punte fino a 2-3 anni in più rispetto alle terapie fino ad oggi disponibili”.

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