Il mondo della musica perde uno dei suoi più grandi autori: il celebre direttore d’orchestra, saggista e compositore francese Pierre Boulez è morto all’età di 90 anni.
Appartenente a una generazione pesantemente scottata dagli effetti deteriori della cultura europea, Boulez è stato il principale artefice di una ricostruzione del mondo musicale basata sul presupposto del razionalismo scientistico. Scrisse cioè una musica antiespressiva di cui il compositore potesse controllare ogni parametro, in primis la struttura, su basi limpidamente logiche: complessi teoremi di specchi, relazioni, numeri e geometrie.
Boulez è stato un artista di immenso spessore: dagli esordi, ventenne, come direttore musicale della compagnia di teatro di Jean-Louis Barrault, alle sue composizioni che rivelarono un talento tanto originale quanto tagliente, alle direzioni delle opere di Wagner al Festival di Bayreuth – memorabile quella del 1976, con la regia allora ritenuta scandalosa di Patrice Chéreau – fino alle recenti incisioni delle Sinfonie di Gustav Mahler.
Autore di molti libri dedicati alla musica (tutti tradotti in italiano), è stato un formidabile organizzatore, fondando a Parigi l’Ensemble Intercontemporain e l’IRCAM, due realtà che rimangono tuttora di eccellenza nel campo dell’esecuzione e della ricerca sulla musica contemporanea.
Commendatore delle Arti e delle Lettere in Francia, ha ricevuto la medaglia per le scienze e per le arti in Austria, la Croce al merito di I Classe e il cavalierato dell’Ordine pour le Mérite in Germania, oltre alla Gran Croce dell’Ordine di San Giacomo della Spada in Portogallo. Nel 2012 la Biennale Musica di Venezia gli ha conferito il Leone d’Oro alla carriera e nel 2002 ha vinto il Glenn Gould Prize.
Un protagonista indiscusso e la sua eredità artistica e intellettuale rimarrà preziosa.