Siamo ancora indietro con le tute spaziali, non andremo da nessuna parte

VEB

Le preoccupazioni crescono tra gli specialisti del settore spaziale a causa dei ritardi nello sviluppo delle nuove generazioni di tute spaziali, essenziali per le prossime esplorazioni umane nello spazio.

Siamo ancora indietro con le tute spaziali non andremo da nessuna parte

Sebbene le prime escursioni extraveicolari risalgano agli anni ’60, le attuali tute spaziali affrontano sfide in termini di mobilità, consapevolezza situazionale e capacità di interagire con la tecnologia robotica.

La missione Polaris Dawn, pianificata come la prima escursione spaziale di un’entità privata, ha subito un rinvio dovuto a complicazioni nella progettazione della tuta. Analogamente, il programma lunare Artemis della NASA è in attesa delle tute necessarie per procedere.

Le tute spaziali odierne, a differenza delle loro controparti originali, che avevano il solo scopo di proteggere gli astronauti dal vuoto spaziale, sono concepite per potenziare le prestazioni umane. Incorporano avanzate soluzioni di telecomunicazione, sistemi di telecamere multisensore e sensori per il monitoraggio costante dei parametri vitali e la consapevolezza dell’ambiente circostante.

Tuttavia, l’implementazione di queste tecnologie comporta un aumento del peso, rendendo la tuta meno agevole nei movimenti. Per affrontare questa problematica, gli ingegneri stanno esplorando l’uso di esoscheletri pneumatici e la collaborazione con dispositivi robotici. Strumenti robotici avanzati potrebbero assistere gli astronauti in attività che necessitano di un’alta mobilità.

I robot, inoltre, potrebbero ampliare le competenze degli astronauti, occupandosi di manutenzioni complesse o eseguendo esplorazioni preliminari. È fondamentale che le tute spaziali siano compatibili con queste tecnologie emergenti.

Con il tempo, ci si aspetta che la dinamica tra umani e robot nello spazio si trasformi, passando da un utilizzo basilare dei robot come semplici strumenti a una collaborazione più profonda. La realizzazione di infrastrutture sulla Luna e l’avvio di operazioni minerarie spaziali richiederanno una sinergia avanzata tra le capacità umane e quelle robotiche.

Next Post

Esiste davvero un buco gravitazionale sotto l'Oceano Indiano?

Scienziati dell’Indian Institute of Science hanno apportato nuove conoscenze riguardanti un’insolita debolezza gravitazionale situata nell’Oceano Indiano, descritta come un ampio “buco” geoide che influisce notevolmente sul livello del mare in un’area di circa tre milioni di chilometri quadrati. Fino a poco tempo fa, le indagini si erano concentrate maggiormente sul […]
Esiste davvero un buco gravitazionale sotto Oceano Indiano