Solitudine fa male anche alla salute

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“Chi non ama la solitudine non ama neppure la libertà, perché si è liberi unicamente quando si è soli”, amava ripetere Arthur Schopenhauer, ma nella realtà spesso questo sentimento non è associato ad una scelta volontaria, ma anzi è vissuto come un dramma, una spirale che risucchia e da cui appare sempre più difficile uscire.

La solitudine può infatti essere crudele e distruttiva, una vera nemica: sin da piccoli veniamo abituati a pensare che stare da soli sia negativo, un segno che distingue i falliti dalle persone di successo.

La solitudine è una condizione e un sentimento umano nei quali l’individuo si isola per scelta propria (se di indole solitaria), per vicende personali e accidentali di vita, o perché isolato o ostracizzato dagli altri esseri umani.

E soprattutto quando non è una scelta consapevole, la solitudine fa male alla salute, come già in passato hanno dimostrato una serie di studi che hanno indagato gli effetti che questo sentimento ha addirittura sull’organismo e sul suo regolare funzionamento.

Solitudine fa male anche alla salute

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Secondo la scienza, la solitudine  non corrisponde semplicemente allo “stare da soli”, ma è piuttosto uno stato emotivo dovuto all’esperienza dell’isolamento sociale. Provocata da una netta discrepanza tra i nostri bisogni sociali e la realizzazione di questi nell’ambiente circostante, la vera solitudine innesca uno spiacevole senso di abbandono che porta con sé moltissime problematiche fisiche e psicologiche.

Uno studio del 2014, ad esempio, ha dimostrato che a lungo andare, crogiolarsi nella solitudine compromette la struttura delle difese immunitarie che vanno in tilt, pregiudica la voglia di fare attività fisica e istiga a mangiare in modo disordinato, tutte abitudini che si ripercuotono sul corretto funzionamento dell’organismo, secondo quanto spiega Bruce Rabin, direttore della University of Pittsburgh Medical Center Healthy Lifestyle Program che specifica: “Le persone che si sentono sole hanno più probabilità di soffrire di problemi di salute rispetto a chi, invece, riesce a mantenere rapporti sociali“.

Ma c’è di più: “All’aumentare della solitudine, aumenta anche la probabilità di soffrire dei sintomi della depressione”, spiegano i ricercatori dell’università di Chicago: “Quando sei solo, gli ormoni del cervello associati allo stress come il cortisolo si attivano e questo può portare alla depressione. Ecco perché, per chi soffre di depressione lieve è consigliato riprendere i contatti con gli altri: può essere un buon modo di alleviare i sintomi. Le relazioni sociali vengono spesso ‘prescritte’ come un antidepressivo”.

Una più recente ricerca sugli effetti deleteri che la solitudine può avere sullo stato di salute è stata pubblicata da psichiatri e cardiologi tedeschi che hanno studiato oltre quindicimila persone, tra i 35 e i 74 anni, seguendole per cinque anni, durante i quali è stato tenuto sotto costante controllo il livello di salute psicofisica associato alla valutazione della presenza di un sentimento di solitudine.

«La solitudine crea significativi rischi in termini di salute mentale, sia per quanto riguarda la depressione, sia per quanto concerne il livello di ansia» affermano i ricercatori tedeschi, guidati dal professor Manfred Beutel del Department of Psychosomatic Medicine and Psychotherapy della Johannes Gutenberg University di Mainz. «La solitudine aumenta anche la probabilità di essere fumatori, un classico indicatore di uno stile di vita sbagliato. La ridotta qualità della salute mentale può poi essere causa di un maggior numero di visite dal medico, di ricoveri e di utilizzo di psicofarmaci. Presi nel loro complesso questi risultati danno un solido supporto alla convinzione che la solitudine dovrebbe essere considerata di per sé una significativa variabile di salute».

Dello stesso avviso è Il dottor John Cacioppo, una delle più importanti autorità al mondo per quanto riguarda la solitudine. Secondo quanto è emerso dai suoi studi, quando si passa troppo tempo in solitudine il cervello innesca un meccanismo di iper-vigilanza. Ci significa che il soggetto è sempre sulla difensiva, in attesa che possa arrivare qualche minaccia sociale.

foto@Pexels

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