Superbatteri, attenzione al diffondersi del temibile mycoplasma genitalium

VEB

L’Organizzazione mondiale della Sanità ha più volte posto l’attenzione sul fenomeno dell’antibioticoresistenza: negli ultimi anni abbiamo abusato talmente tanto degli antibiotici che oggi questi, in molti casi, non sono più capaci di debellare i batteri, che dal canto loro sono diventati sempre più forti e “immuni”.

La resistenza agli antibiotici è un processo naturale di selezione causato dalle mutazioni genetiche a cui vanno incontro i batteri. Ma è anche il risultato dei nostri comportamenti: appunto l’uso eccessivo e improprio degli antibiotici permette alle popolazioni resistenti di proliferare e prendere il sopravvento. Compaiono quindi in questo modo i superbatteri resistenti agli antibiotici disponibili.

I superbatteri rappresentano una minaccia emergente per la salute, specialmente in ambito ospedaliero dove sono capaci di resistere alla maggior parte degli antibiotici disponibili, rendendo difficile e talvolta impossibile il trattamento di pazienti con sistema immunitario compromesso.

I batteri multiresistenti (ovvero resistenti a più farmaci) possono causare una lunga serie di infezioni: infezioni delle vie urinarie, polmoniti, infezioni cutanee, diarrea, setticemie. La sede dell’infezione dipende dai batteri coinvolti e dalle condizioni del paziente.

Tra le infezioni da batteri resistenti, le batteriemie sono sicuramente le più gravi e le più letali. Le batteriemie sono dovute nella gran parte dei casi a Klebsiella pneumoniae che produce un enzima chiamato KPC.

Ma ad oggi, tra i conosciuti e più temibili batteri, ne spicca uno in particolare: è uno dei più piccoli al mondo, ma potrebbe diventare il prossimo super-batterio resistente agli antibiotici, se non trattato correttamente.

È il mycoplasma genitalium, che si trasmette per via sessuale, e può provocare infiammazioni pelviche e agli organi riproduttivi, e infertilità in alcune donne.

L’infezione trasmessa da questo tipo di batterio, che si pensa che colpisca l’1-2% della popolazione, nella maggioranza dei casi risulta asintomatica, per cui è possibile esserne contagiati senza saperlo.

Molto spesso viene confusa con la clamidia, ma le cure utilizzate per la cura di questa infezione non risultano efficaci per il mycoplasma genitalium, che pertanto tende a diffondersi sempre di più.

A scovarlo e a lanciare l’allarme è l’Associazione britannica per la salute sessuale e l’hiv, che ha pubblicato delle nuove linee guida su come individuare e trattare al meglio questo batterio, come segnala la Bbc.

In particolare Paddy Hormer, che è uno degli autori di queste linee guida, raccomanda di fare un test specifico per il mycoplasma genitalium, in modo da individuarlo in maniera corretta e successivamente bisogna accertarsi che il trattamento abbia prodotto la cura dell’infezione.

Proprio recentemente infatti sono stati sviluppati degli esami per rilevarlo, ma non sono disponibili in tutti gli ospedali. Può essere trattato con gli antibiotici, ma alcuni tipi, come i macroclidi, si stanno rivelando sempre meno efficaci, con lo sviluppo di resistenze.

Negli uomini l’infezione trasmessa da questo batterio si manifesta generalmente con l’infiammazione dell’uretra e dolore all’atto della minzione.

Nelle donne invece può determinare infiammazione agli organi riproduttivi, in particolare dell’utero e delle tube di Falloppio, e si può accompagnare a dolore, febbre e sanguinamento.

Naturalmente, essendo un’infezione a trasmissione sessuale, per proteggersi bisogna usare il preservativo durante qualsiasi tipo di rapporto.

Per di più, il micoplasma genitale non è l’unica infezione trasmessa per via sessuale che sta diventando resistente agli antibiotici: diventa quindi fondamentale evitare rapporti non protetti, per limitare quella che sta diventando una vera e propria emergenza di salute pubblica.

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