La cosa certa è che lavoriamo quasi mezzo anno solo per pagare tasse ed imposte e il cuneo fiscale è tra i più alti d’Europa, nonostante a fronte non abbiamo servizi e infrastrutture che giustifichino tali imposizioni.
Ma, alla fin fine, sappiamo esattamente cosa andiamo a pagare?
In Italia le imposte si dividono essenzialmente in due grandi gruppi: le imposte dirette e quelle indirette.
Si definiscono diretti quei tributi in cui gli elementi che permettono di calcolare la base imponibile sono indicatori di tipo diretto, come: il patrimonio e i suoi incrementi di valore ed il reddito. In altre parole, le imposte dirette vengono immesse direttamente sul denaro che una persona produce in un dato momento e sul patrimonio già accumulato.
Le principali imposte dirette sono l’Irpef, l’Imposta sul Reddito delle Persone Fisiche, che è progressiva, cioè al crescere del reddito imponibile aumenta il valore delle aliquote da applicare sulle ulteriori quote di reddito; l’Ires, l’Imposta sul Reddito delle Società, che è invece proporzionale e cioè, a differenza dell’Irpef, l’aliquota è fissa e non muta al variare del reddito imponibile; l’Irap, l’ Imposta Regionale sulle Attività Produttive, anche questa proporzionale, che grava sui «redditi» prodotti nell’esercizio di imprese, arti e professioni.
Le imposte indirette invece non colpiscono direttamente le ricchezze possedute ma dipendono piuttosto dal consumo di beni e servizi, trasferendosi in modo indiretto da chi deve pagarle al consumatore.
Sono due le principali, ossia l’iva e le accise sulla benzina. Le aliquote Iva previste in Italia sono tre: ordinaria del 22%, oppure quelle ridotte del 4% e del 10%.
Da citare tra le imposte indirette anche l’imposta di registro, quella di bollo e quella sulle successioni e sulle donazioni.