L’esecutivo al potere formato da Lega e 5 Stelle si è autoproclamato “il governo del cambiamento” considerandosi in totale contrapposizione con il passato. Certamente il settore del gioco d’azzardo può confermare questa narrazione, almeno dal proprio punto di vista, quello di un settore piuttosto colpito dai primi provvedimenti degli inquilini di Palazzo Chigi.
È la prima volta, considerando le legislature degli ultimi 30 anni, che un governo attacca con decisione il settore del gioco d’azzardo ponendosi come obiettivo la riduzione del suo indotto. Certamente una questione di opportunità politica: da una parte c’è un settore che ha superato i 100 miliardi di ricavi, che restituisce in tasse oltre 10 miliardi di euro e che dà lavoro a circa 300 mila occupati; dall’altra ci sono tutti i problemi connessi ovvero i casi di ludopatia, la diffusione del gioco tra i minori e 20 miliardi di euro che gli italiani perdono annualmente nel gioco.
Insomma, la scelta del governo è stata muovere contro lo spauracchio dell’azzardo guadagnando, di conseguenza, consenso popolare ma senza rinunciare all’ingente prelievo erariale versato dal settore, visto che i livelli di gioco non caleranno nell’immediato, anzi. Questa particolare situazione che vede da un lato un settore in crescita e dall’altro un governo in opposizione potrebbe generare uno scenario inedito che anticipi ciò che sarà il futuro del settore, o semplicemente l’Italia sta ponendo le basi per far crollare il suo mercato del gioco.
Le leggi contro il gioco d’azzardo
Dopo l’insediamento di giugno il primo provvedimento del neo-governo gialloverde è stato il decreto dignità che contiene una norma contro la pubblicità e le sponsorizzazioni per il gioco d’azzardo, una legge che entrerà in vigore a tutti gli effetti nell’anno corrente (2019).
Nel decreto vi erano anche le premesse per nuove tassazioni che sarebbero arrivate nei confronti degli apparecchi di gioco della rete fisica. Detto fatto, a fine anno viene approvata la legge di bilancio 2019 e in essa si trovano innalzamenti di tassazione per tutto il settore del gioco, sovrimposizioni strumentali alle manovre finanziarie del governo (reddito di cittadinanza, quota 100, flat tax). Ecco un sintetico sunto di questi aumenti.
• + 1,35% sulle newslot
• + 1,25% sulle videolottery
• + tassazione del gioco online al 25%
• + tassazione giochi sportivi (eccetto l’ippica) al 20%, 24% per la versione online
Nel bilancio previsionale pubblicato contestualmente alla legge di bilancio e riferito al triennio 2019-2021 c’è anche il progetto di togliere dalla rete fisica tutte le apparecchiature newslot, ovvero le slot machine più datate in circolazione. Già il governo Gentiloni aveva ordinato una prima riduzione del numero di questi apparecchi, progetto portato a termine nel 2018, ora Palazzo Chigi prevede che queste macchine saranno tutte fuori dal mercato entro il 2021.
Senza pubblicità del gioco d’azzardo
Questa del decreto dignità, e del ban per pubblicità e sponsorizzazioni, è certamente la prima grande batosta per il settore del gambling. Il marketing è vitale per il settore del gioco che vive di continue promozioni, offerte e novità. La liquidità di queste aziende ha fatto certamente comodo alle reti che hanno trasmesso le reclame, alle società sportive che hanno indossato i loro marchi. Con questa legge tutto cessa a partire dal 2019.
Non ci si aspetta che senza pubblicità la gente scordi di giocare ma certamente l’obiettivo è non favorire la nascita di nuovi giocatori, soprattutto i giovani che numerosi sono affluiti nella categoria dei gamblers negli ultimi anni. Secondo una ricerca del CNR più del 30% dei giovani studenti tra i 15 e i 19 anni ha giocato almeno una volta nell’anno 2017, e se i numeri al centro-nord vanno diminuendo, al sud il problema è ancora in fase di espansione.
Non c’è da sorprendersi vista l’offerta digitale odierna, con i siti dei principiali fornitori di gioco ricchi di giochi da casinò disponibili in versione mobile, oggi l’offerta di Las Vegas può stare su un singolo smartphone e i giovani possono accedervi senza troppe difficoltà. Quindi, il primo scenario che l’Italia va disegnando è questo: un paese dove il gioco è permesso ma non può essere reclamizzato, con una legge che vada migliorandosi passo passo includendo non solo i passaggi in tv o la cartellonistica negli stadi, ma anche le più moderne forme di marketing. Il tutto sperando che non si avveri la principale rimostranza degli addetti ai lavori, ovvero che abbassando i livelli del gioco legale torni in auge l’illecito e il sommerso.
Con tasse troppo alte per la filiera del gioco
In estate Salvini ha pubblicato una foto con un flipper richiamando in didascalia i vecchi tempi in cui nei bar si giocava per giocare, non per arricchirsi. Insomma, questo governo avrebbe piacere a frenare la crescita del gioco, magari riportarla su livelli molto più bassi ma non è chiaro quanto questo sia fattibile. Senza pubblicità e con le tasse sempre più alte l’Italia diventa un deserto per i fornitori di giochi che potrebbero preferire l’estero invece dell’investimento nel paese, tutta la filiera rischia fortemente di impoverirsi.
Un governo che l’ha giurata all’azzardo dovrebbe essere felice di questa possibile piega degli eventi, ma a questo esecutivo serve anche una grossa copertura economica futura per non correre il rischio di far pagare sulla pelle dei cittadini l’audace scommessa condotta con l’UE e con i mercati. Quindi il secondo scenario consiste in un paese che abbassa i livelli di gioco, fa quadrare i conti e non mortifica eccessivamente il settore, anche se proprio gli addetti ai lavori dicono: “pretendono più tasse dal nostro settore, ma l’anno prossimo non avranno più nulla da tassare”.
Senza newslot nei bar, con i casinò sullo smartphone
Newslot e videolottery hanno rappresentato per molto tempo la maggioranza di tutto l’indotto del gioco d’azzardo, oltre ad essere stato il gioco più diffuso e ramificato sul territorio. Ora le newslot saranno eliminate entro breve lasciando il posto alle più nuove (e molto meno numerose) videolottery.
Questo fattore probabilmente a contribuirà significativamente al terzo scenario: l’Italia tra i primi paesi in cui il gioco digitale supera quello analogico. Una novità enorme, una rivoluzione per il settore dai risvolti ancora oscuri: i bar torneranno a non avere più slot? Il gioco online sarà più facile da normare e controllore? Come si sposerà questo scenario con l’assenza del marketing digitale? Posti di lavoro, erario, diffusione dei casi di disturbo, tutta una serie di fattori che non potranno certamente essere ignorati.